di Pasquale Castaldo

La pandemia da coronavirus che ha attanagliato per prima l’Italia ha stravolto il modo di vivere, abitudini e i modelli di produzione.   Durante la fase di lokcdown, nella fase 1, il mare di Napoli e del territorio campano è stato al centro dell’attenzione per come le acque del mare si mostrassero limpide e pulite. In questo periodo l’ambiente sembra aver trovato nuova linfa dallo stress che la mano dell’uomo gli ha infuso nel corso degli anni.

Nella fase della chiusura totale sono state troncate dalla sera alla mattina tutte le principali attività produttive del paese. Si è ridotto notevolmente l’inquinamento che tali attivi provocherebbero all’interno dei canali che portano i reflui in mare. Anche il traffico marittimo è stato ridotto e di conseguenza gli scarichi che le imbarcazioni portano a mare sono notevolmente diminuiti. Questo ha avuto effetto sulle acque che sono risultate spendenti, con la presenza anche di molti delfini in molti porti campani. La differenza sul Litorale Domitio l’ha fatta la bassa quantità di agenti inquinanti, reflui e liquami, che arrivano a mare dai canali dei Regi Lagni e altri canali minori. In questa fase si può dire che la portata di reflui non è passata più allo stesso modo della fase pre-Covid attraverso i regi lagni. Questo è dovuto ad una questione di quantità. Il minor afflusso di agenti inquinanti ha permesso alle correnti di portare i liquami lontani dalla costa. Minor indotto di reflui e acque torbide ha permesso alla corrente di riciclarla a largo garantendo il risultato che noi tutti abbiamo avuto il piacere di apprezzare.

Molte persone si sono chieste come sarebbe mutato l’ambiente e i processi produttivi al momento del via libera del governo. Molti hanno pensato ad una possibile graduale trasformazione delle acque.

La situazione con l’avvio della fase 2 è cambiata radicalmente, con la riapertura delle attività produttive i mari ed i fiumi sono tornati ad inquinarsi, hanno fatto scalpore le immagini che mostravano gli sversamenti in mare, in zona Castel Volturno, dalla foce del canale Agnena, sulla quale vicenda il Consigliere Regionale dei Verdi aveva tempestivamente inviato un esposto alla Procura della Repubblica.

All’inizio della fase 2 il consigliere regionale dei verdi Francesco Emilio Borrelli ha effettuato un sopraluogo per verificare la situazione degli sversamenti presso la foce nei Regi Lagni. “ Non dobbiamo assolutamente sottovalutare il peggioramento della fase 2 perché di questo passo le cose peggioreranno sempre di più fino ad arrivare ad un punto di non ritorno ed allora ci ritroveremo in un disastro molto più devastante di un’epidemia. Per questo abbiamo chiesto controlli a tappeto sulle aziende e le industrie che hanno riaperto per fermare una nuova devastazione ambientale. Dobbiamo cominciare a pensare e a mettere in atto un sistema economico eco-compatibile e soprattutto dobbiamo fare la guerra ai criminali che inquinano la nostra terra, con sversamenti abusivi ed illegali, serve il pugno duro con questa gente.” Ha detto il consigliere.

E’ un buon momento per riflettere e capire quali interventi possono garantire una migliore qualità delle acque tale da poter postare tutto l’anno video come quelli che sono stati fatti durante la fase di chiusura, con acque cristalline.

Il Lido Verde era un punto di riferimento importante per i giovani del territorio e per la sua movida. La notizia dell’incendio il 12 maggio ha colpito e scosso l’intero territorio. Le indagini in corso dalla magistratura stanno accertando le cause dell’incendio.

In attesa delle opportune e ufficiali verifiche, emerge l’esigenza di tenere la massima allerta per fenomeni legati al racket. Il momento di enorme crisi che attraversa il Paese ci costringe ad essere vigili e a prestare la massima attenzione al territorio, già martoriato dagli affari criminali dei clan. Sarebbe un passo indietro di anni che Castel Volturno, e la provincia di Caserta tutta, non può permettersi.

Anche Piernazario Antelmi, Delegato Regionale del WWF ITALIA per la Campania ha detto la sua dopo il lockdown dicendo che è successo qualcosa di indescrivibile ed inaccettabile ai danni dell’ambiente e della natura in Campania.

La situazione ha visto il fiume Sarno, poi i Regi Lagni ed infine il fiume Agnena tingersi di colori inquinanti e gli odori nauseabondi. In questo scenario post-Covid anche il WWF è pronto a scendere in campo sia con le proprie guardie volontarie, con le dovute autorizzazioni delle Autorità, sia nella costituzione di parte civile nei processi contro i criminali. Questi ultimi hanno prodotto ingenti disastri ambientali. C’è da evidenziare che si tratta, in tutti i casi di inquinamento del Sarno, dei Regi Lagni e dell’Agnena, di attività di aziende che non rispettano la legge, sia per la quantità di liquami, sia per la rapidità di sversamento degli stessi. Quindi siamo di fronte a reati ambientali molto gravi.
Purtroppo è successo proprio quello che molti della zona temevano.

Tra le misure messe in campo nella fase post-covid 2,7 milioni di euro per il primo step della bonifica in tre aree di particolare complessità nella Terra dei Fuochi: la discarica ex Pozzi Ginori (a Calvi Risorta), l’Area Vasta Bortolotto (Castel Volturno) e l’Area Vasta Regi Lagni. È quanto prevede la procedura di gara pubblicata da Invitalia in qualità di Centrale di Committenza per la Regione Campania, nell’ambito degli investimenti pubblici previsti dal Patto per la Campania.
L’appalto prevede l’affidamento dei servizi di progettazione ed esecuzione del piano ambientale e predisposizione dell’analisi di rischio in tre lotti, uno per ciascuna area di intervento. Tra i territori interessati dalla bonifica rientra anche la discarica ex Pozzi Ginori, scoperta nel 2014 e ritenuta la discarica industriale abusiva più grande d’Europa.
Questo piano prevede un’attività di indagine ambientale per verificare il livello di inquinamento delle aree e per definire il rischio per la salute umana e per l’ambiente. Attraverso questo intervento, sarà quindi possibile acquisire le informazioni necessarie per la successiva bonifica.

Si tratta di una procedura di appalto innovativa per il settore delle bonifiche pubbliche: verrà infatti selezionato un unico operatore di alto profilo tecnico che eseguirà – sotto la regia degli Uffici regionali – l’intera fase della caratterizzazione. Questa fase prevede un elaborazione del piano di indagine fino alla sua esecuzione con la possibilità di estenderlo anche all’analisi di rischio, con importanti benefici in termini di riduzione dei tempi e dei costi.