(immagine dal web)

di Carla Rocco

 

La nostra, è una stagione sicuramente indimenticabile. Il 2020 sarà ricordato ai posteri come l’anno del tempo sospeso, in attesa dei dati sul contagio e dei decreti attuativi. Le statistiche economiche e sanitarie, nella loro eterogeneità, quasi, si sprecano. Nessuno però ha pensato di ascoltare i giovanissimi, coloro che dovranno sostenere l’esame di terza media. A tredici anni i ragazzi passano dall’essere “piccoli”, all’essere “grandi”. L’esame della fine del I ciclo rappresenta la staffetta di questo passaggio: mix di emozioni che sobbalzano come un elettrocardiogramma impazzito. In genere, al traguardo c’erano gli abbracci degli amici e un appuntamento di festa, il covid-19 ha strappato tutto questo. I nostri ragazzi faranno l’esame attraverso un monitor e per condividere la gioia del traguardo useranno i social.

Anna Russo affronterà l’esame quest’anno, in poche righe ci racconta le sue emozioni.

 

Questo percorso scolastico sta volgendo al termine e con sé mi porto tanti bei ricordi, esperienze belle e professori e amici fantastici. Sono stati tre anni bellissimi, che però sono volati via troppo in fretta. Purtroppo, in questo periodo di crisi mondiale le scuole sono chiuse e per questo mi sento molto triste, avrei voluto passare quest’ultimo anno di scuola media con i miei amici e avrei voluto vivere esperienze indimenticabili. Ci stavamo preparando per la nostra ultima gita, avevamo programmato un pranzo tutti insieme, avevamo intenzione di divertirci ma tutto ciò non accadrà più. Possiamo solo chiamarci o vederci tramite uno schermo ma non è questo quello che volevo. Avrei voluto assistere agli esami finali dei miei amici e li avrei voluti con me al mio, mi sarebbe anche piaciuto un grande abbraccio alla fine di questo percorso. Spero che alla fine di questa pandemia, nonostante avremo nuovi amici, i nostri rapporti rimangano come sono ora. Dal futuro mi aspetto una vita migliore, tanta felicità ma soprattutto, cosa che non deve mai mancare, tanta amicizia.”.

Riusciremo a settembre ad accogliere questi ragazzi?

Riusciremo ad aiutarli a superare questo buco emotivo?

Credo che per una volta nella storia, gli adulti debbano mettere le loro credenze e i loro pensieri da parte. Dobbiamo esercitarci all’empatia, i nostri ragazzi portano il futuro sulle spalle. La strada dobbiamo prepararla noi.