Lei è riconosciuto da tutti a Casoria, come la memoria giornalistica di questa città, come è cambiata Casoria in questi ultimi venti anni?
Ringrazio per questo riconoscimento. E’ cambiata in peggio, molto in peggio. Basta guardare l’orrore che è diventata Piazza Cirillo, una volta agorà culturale e politica di questa Città. Basta osservare la distanza mai colmata tra l’agglomerato urbano di Casoria e quello della Frazione Arpino. Basta farsi un giro per le aree dismesse ed i loro capannoni con i loro segreti di morte e tanto altro…..
L’attuale situazione Casoriana non è certo delle migliori, cosa è accaduto per arrivare a questo punto?
E’ accaduto che  Casoria vive un monopolio politico ed amministrativo da ben 30 anni. Bisognerebbe chiedere ai soggetti politici e non che hanno governato la cosa pubblica casoriana da novembre 1970 a tutto oggi, pseudo opposizioni compreso.
Non esistono ricette, ma potendo consigliare, cosa consiglierebbe all’attuale amministrazione comunale?

Un piano regolatore impostato al recupero degli spazi inutilizzati e delle aree dismesse in cui venga sancito l’impossibilità a costruire ancora; il cambiamento di tutti i dirigenti della macchina comunale; la valorizzazione dei dipendenti comunali per la gestione del verde e per la realizzazione di progetti di riutilizzo delle aree dismesse; il bilancio partecipativo; la creazione di un organo di partecipazione in cui valorizzare le idee dell’associazionismo e dei sindacati; una carta studenti che agevoli gli stessi ad accedere ai consumi culturali; un organo di partecipazione giovanile formato da associazioni territoriali e comitati studenteschi; l’utilizzo dello Stadio Comunale San Mauro con l’organizzazione di eventi sportivi compreso l’atletica leggera; la valorizzazione del centro storico e la promozione di Casoria come luogo di turismo religioso; i salotti sociali; l’applicazione nel campo della comunicazione della legge 150/2000; l’utilizzo del personale comunale in virtù delle proprie capacità ed attitudini; 

Il Covid sta cambiando tante cose, e tante abitudini, come è cambiato il giornalismo a Nord di Napoli?
Il virus cinese può senza alcun dubbio frenare (ammesso che ce ne sia la volontà politica di realizzarle, di cui seri e fondati dubbi) qualcuna delle mie proposte ma ha il dovere il giornalismo, specie quello locale, a non mollare. E’ cambiato in quantità. Prima c’erano solo i quotidiani in carta stampata. Oggi ci sono tante altre possibilità grazie al web. il virus cinese, invece, concede la possibilità in questo periodo di lockdown, smart working e home office, di programmare ed ai giornalisti tutti tocca il dovere di sensibilizzare le pubbliche amministrazioni.
Lei è lo storico direttore di “Casoria due”, oggi in edizione digitale, quali saranno le prossime novità per la sua testata?
La novità che poi novità non è sarà la lotta al co.vi.d. Fino a che non arriveremo a diffusione zero (quindi alla vaccinazione a tutti quanti noi) saremo sul pezzo coinvolgendo i medici, da quelli di medicina generale ai primari, dagli infettivologi agli epidemiologi, anche quelli di altre patologie, quelle che stanno venendo trascurate.