“TEMPO IN DISORDINE”, può essere considerato un romanzo o racconto?

Se ti riferisci alla lunghezza, non è certamente quella di un romanzo, e la struttura non è tipica del racconto. La scrittura ha seguito un percorso ignaro di qualsiasi ordine cronologico. Da qui il titolo.

 

Quanto dell’autore c’è nelle vicende raccontate?

Praticamente tutto.

Ero partito per raccontare una storia, poi sono accadute delle cose, e sono state loro, infine, a raccontare me.

 

Perché la scelta della prima persona e al presente?

Mi limito a descrivere e raccontare quello che succede, lasciando a chi legge di provare emozioni e sensazioni senza alcun indirizzamento o condizionamento. Mi piace agevolare la libertà di chi legge.

 

Come ci si difende dai Charun e dai luoghi nei quali tenta di annichilirci?

Ogni lutto apre voragini e interrogativi nei quali si rischia di inabissarsi in maniera perenne. L’unica via d’uscita è la resilienza, almeno io non ne conosco altre.

 

Quasi tutti gli episodi della storia sono stati introdotti da estratti di brani di Gianni Togni, c’è qualche motivo particolare?

Da quarant’anni ascolto le canzoni di Gianni, che in tempi e situazioni diverse, hanno accompagnato il mio vissuto. Nel libro non poteva mancare un saluto amichevole e di gratitudine.