In questa frase del duce è possibile individuare un dato storico-culturale, e cioè l’attitudine di una stragrande maggioranza degli italiani a voler essere comandati, ad essere una massa indistinta bisognosa di un capo-gregge, ad avere molto raramente una coscienza critica e  individuale e a preferire di rinunciare ai propri diritti e alla propria dignità pur di non imparare ad agire e a pensare con la propria testa, delegando il tutto al dittatore di turno.La spavalda cavalcata del discorso sulla richiesta di fiducia alle camere del neo-premier Meloni conferma, indirettamente, il fascino che molti italiani ancora riservano a Dio, patria, famiglia, sovranismo, migranti, dittatura sanitaria.Dopo il berlusconismo, che affondava le radici nell'”evasione” fiscale, nella corruzione, nel plebiscitarismo, nella trasformazione del cittadino in audience, e dopo l’impronta xenofoba della Lega, si è giunti al potere mediatico meloniano che avvolgerà il Paese in un immaginario culturale ben prevedibile che la nostra storia ha già purtroppo conosciuto e per cui ha pagato le conseguenze; il tutto, però, nella versione aggiornata dell’autoritarismo di una destra moderna che vuol mostrarsi conservatrice e che in realtà attuerà una politica aggressiva prendendo “a cuore” temi come quelli dei diritti civili, cercando di smantellarli, l’aborto, cercando di rimettere in discussione l’esito referendario degli anni 80, e in aggiunta una stretta mortale sui poveri migranti con la chiusura di tutti i porti e, ad es., con la messa a bando delle ONG che si prodigano per salvare vite umane ridonandogli un po’ di dignità.


Domenico Setola (dottore in Giurisprudenza e studioso di storia medievale e moderna)