La storia della Reggia di Carditello inizia nel XVIII secolo sotto la dinastia dei Borboni. La grandiosa struttura, situata nei pressi di San Tammaro, faceva parte dei ventidue siti del Regno ed era stato immaginato come un luogo dedicato allo svago, alla caccia e alle attività agricole. La realizzazione dell’intera struttura fu affidata all’architetto Francesco Collecini, allievo e collaboratore di Luigi Vanvitelli, mentre per la decorazione interna furono chiamati artisti già noti a Corte come il napoletano Fedele Fischetti, Giuseppe Cammarano e il paesaggista prussiano Jakob Philipp Hackert. Inoltre, la residenza Reale fu arricchita da marmi e suppellettili pregiatissimi e impreziosita dalle seti di San Leucio, oltre a mobili realizzati da maestranze napoletane e francesi. La Reggia di Carditello in realtà, oltre ad essere una testimonianza importantissima del glorioso passato del nostro territorio, è anche il luogo che meglio rappresenta tutte le debolezze di Terra di Lavoro. Da luogo di svago borbonico si trasformò in fretta a sede di ente pubblico, per essere abbandonata per decenni all’incuria e al saccheggio di buona parte delle decorazioni interna. Dopo una serie di vicende infelici, nel gennaio del 2014 la Reggia di Carditello è tornata ad essere sotto soverglianza dello Stato e della comunità, e soltanto un mese più tardi l’allora Ministro Dario Franceschini firmò il decreto che avrebbe portato agli attesi restauri della Reale Delizia. Un ruolo fondamentale è stato svolto senza dubbio dal ‘custode’ Tommaso Cestrone, dagli Angeli di Carditello e dall’associazione Agenda 21 per Carditello e Regi Lagni, che attraverso il lavoro volontario impregnato di appassionata dedizione, hanno contribuito a mantenere accesi i riflettori sul meraviglioso ‘sito’ con iniziative culturali, aperture straordinarie e numerosi dibattiti.

Tina Abbatecarditello