L’ultima luce nel buio della politica italiana

Le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica sono giunte alla conclusione ed è ora di tirare le somme: Mattarella ricoprirà nuovamente l’incarico di Capo dello Stato per un altro settennato, nonostante avesse più volte palesato la sua volontà di ritirarsi una volta conclusosi il mandato.

Ma allora Mattarella nuovamente Presidente è un bene o un male? Certamente un bene: la sua figura è sicuramente una delle più illustri per rappresentare un ruolo tanto importante e più volte durante il suo mandato ha dimostrato di essere una delle persone più degne a ricoprire tale carica.

Inoltre, in un periodo di tale emergenza e precarietà, una soluzione di continuità come quella della rielezione può dare un’ancora di salvezza ed un punto fermo alle scelte dissennate di chi avrebbe dovuto selezionare il prossimo inquilino del Colle.

Ma la sua rielezione è ulteriore sintomo di una politica italiana allo sbaraglio.
I leader di partito non sono stati in grado di trovare un accordo su una figura che potesse risultare super partes. I partiti stessi si sono dimostrati privi di personalità meritevoli a tale scopo. I registi di queste elezioni, a loro volta, si sono dimostrati fallimentari per più di un’occasione ed incompetenti nel giostrare quei pochi nomi eminenti proposti.

Si è letta chiaramente, a tal proposito, la confusione dei Grandi Elettori sin dal primo giorno, arrivati impreparati sul nome di un nobile successore e chiaramente maldisposti alla trattazione di una figura in comune accordo tra le parti.

In dissonanza alla dilagante incompetenza dei gruppi parlamentari, per sbloccare una situazione alquanto complicata, sono state necessarie la fermezza ed il pragmatismo di Mario Draghi. È proprio il giro di telefonate del Premier ai vari Leader di partito dopo sei giorni di trattative sfumate (e forse mai realmente tentate), congiunto al ritiro ufficiale richiesto da Casini al Parlamento, a proporre il Mattarella bis. Nel mare magno dell’incompetenza, la crisi istituzionale viene difatti sbloccata da tre singoli, Mario Draghi, Sergio Mattarella  e Pier Ferdinando Casini.

Quest’ultimo aveva infatti scandito: “Il mio nome soltanto se unisce”, tuttavia in una situazione già difficile decide di far un passo indietro,  e per sboccare la crisi, rinuncia alla conta, ed endorsa il presidente Mattarella: “L’Italia non può ulteriormente essere logorata da chi antepone le proprie ambizioni personali al bene del Paese. Certamente io non voglio essere tra questi. Chiedo al Parlamento, di cui ho sempre difeso la centralità, di togliere il mio nome da ogni discussione e di chiedere al presidente della Repubblica Mattarella la disponibilità a continuare il suo mandato nell’interesse del Paese”.

Nonostante il preavviso di molti mesi da parte del Presidente uscente, ed oramai anche rientrante, la noncuranza della classe dirigente ha rischiato di mettere in grave pericolo l’apparato istituzionale italiano. “Auspico fortemente che tutti sapranno, a partire dai prossimi giorni, onorare i loro doveri concorrendo al rafforzamento delle istituzioni repubblicane”: così annunciava Napolitano, in tono dolceamaro, alla rielezione del suo secondo mandato in un discorso che oggi, alla rielezione di Mattarella, fa riflettere non poco.

L’Italia si è salvata sul rotto della cuffia, e questo lo dobbiamo, ancora una volta, a Mattarella: “I giorni difficili trascorsi per l’elezione alla Presidenza della Repubblica, nel corso della grave emergenza che stiamo tutt’ora attraversando sul versante sanitario, su quello economico, su quello sociale, richiamano al senso della responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento. Queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati e naturalmente devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti, con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini.”

Parole, queste, di un uomo capace di comprendere il momento precario e tormentoso in cui versavano queste elezioni. Un uomo che ha dato nuovamente la sua disponibilità nonostante tutto, nonostante l’incompetenza, per il bene dell’Italia. Un uomo che alla fine ha dovuto cedere alle sue stesse volontà, per salvare le istituzioni dall’evidentissima debacle delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra.

Ancora una volta, la politica italiana ha fallito. Ancora una volta, Mattarella si è dimostrato l’unica soluzione.

Articolo a cura di Mario Guida