Nel leggere l’articolo pubblicato sul Mattino il 18 maggio scorso dal titolo “Il meridione di protesta ha fatto il suo tempo”, non ho capitoTuccillo dove volesse andare a parare quando parla di “metodo Carfagna” ministro per il Sud e coesione territoriale. Neppure ho capito il voler stigmatizzare i comportamenti, a volte irritanti, dei Presidenti di Regione Puglia e Campania presi a pretesto per contrapporli a quelli più miti, gentili e soft della ministra.

D’altronde non mi pare che alla “Cernobbio del Sud” (Sorrento) si sia parlato dei veri problemi da sempre irrisolti del sud, e se il risultato è questo, ritengo saranno ancora irrisolvibili del meridione. Certo il risultato di Sorrento ha fatto felice la confindustria, le imprese S.p.A. del nord, che si sono buttate a capofitto per accaparrarsi le commesse che di qui a poco saranno operative per spendere i fondi del PNRR.

Detto ciò è necessario porsi alcune domande:

  1. Parlare con tanta indifferenze e superficialità, come se fosse normale, che dopo 150 anni dall’unità d’ Italia il paese di fatto è ancora diviso in due, da una parte il bistrattato SUD, nei fatti trattato come una dependance del nord. E’ normale? In un qualunque altro paese sarebbe inimmaginabile, ed invece siamo ancora a contemplare il “quadretto” del SUD straccione, urlatore, rivendicazionista protestatario che aspetta col cappello in mano concessioni dal “più titolato e ricco” nord. 
  2. Si è forse parlato alla “Cernobbio” dell’unico capitale che ancora c’è al SUD e come preservarlo? Il capitale UMANO. Si è forse parlato del perché negli ultimi dieci anni due milioni di cittadini del SUD, la maggioranza giovani laureati, sono emigrati al nord o in altri paesi? Determinando un depauperamento culturale economico e sociale, oltre ad un impoverimento del territorio anche dal punto di vista fondiario visto che tante abitazioni e negozi restano chiusi per mancanza di utenti.
  3. Si è forse parlato di quali provvedimenti mettere in campo per risolvere la destante mancanza di opportunità lavorative al SUD? Non domani o dopo domani, ma oggi, ieri, affinché si possa fermare questa fiumana umana in cammino verso altri lidi? 
  4. A proposito dell’ILVA di Taranto (altro riferimento dell’autore) dove il lavoro non è un diritto, ma è diventato un continuo compromesso con la salute. Tutti i lavoratori dell’acciaieria e parte dei cittadini, bambini compresi, di Taranto sono condannati ad ammalarsi (tumori polmonari, del sangue) per la presenza di polveri tossiche emesse dall’ILVA, cosa si è fatto? Cosa si sta facendo?

A proposito del 40% dei fondi del PNRR che la ministra Carfagna dovrebbe garantire al sud, vorrei ricordare, che non è certo merito della ministra se questi soldi sono stati assegnati al Sud, anzi, forse sono pure pochi perché i conti non tornano. Se all’Italia sono stati assegnati 233 miliardi di euro poco più poco meno, certamente più di altri paesi europei, non è stato per la bravura di questo o di quello nella trattiva Italia Europa, ma perché in Italia insistevano condizioni tali che erano bisognevole di maggiori risorse. E quali erano queste condizioni? alto tasso di disoccupazione, depressione sociale, carenze di infrastrutture, mancanza di servizi, insomma in una sola parola, il SUDITALIA. Perciò non vorremmo che passasse come una concessione qualcosa che ci spetta e che solo la lungimiranza dell’Europa ci ha concesso a differenza della miopia dello stato italiano che ha sempre trattato il Sud come una colonia del nord.

Ora mi chiedo il metodo Carfagna, coniato dal Tuccillo, metterà fine a questa disuguaglianza? I LEP (livelli essenziali di prestazioni) saranno attuati? Le opportunità di lavoro saranno identiche tra nord e sud? La sanità in Calabria verrà messa in condizione di essere una buona sanità o dovremmo ancora assistere a che l’ospedale Gemelli di Roma sia ancora il primo ospedale della Calabria? I bambini del Sud potranno avere il loro asilo nido come quelli della Lombardia, Emilia Romagna, Veneto? Per la verità se il buongiorno si vede dal mattino penso proprio che non ci siamo. Infatti i primi bandi coi fondi del PNRR per la costruzione degli asili nido non individuano i luoghi dove non ci sono e si assegnano i fondi per la costruzione, no, perché i bandi prevedono una compartecipazione dei comuni, vale a dire che i comuni ricchi, che hanno più soldi possono contribuire alla costruzione degli asili nido e ricevere i fondi del PNRR mentre i comuni poveri quasi tutti del sud, che difficilmente hanno soldi mettere,  sono destinati a restare a bocca asciutta e continuare a non avere gli asili nidi, (vedi asili nido Milano-Venafro). Chiederei al Tuccillo, visto che è stato sindaco di Afragola, a queste condizioni che speranza avrebbe oggi Afragola per accaparrarsi i fondi del PNRR per la costruzione di un asilo nido, visto che è un comune quasi in dissesto finanziario? Pure questo è il metodo Carfagna? Non sarebbe più semplice e giusto individuare le carenze sul territorio e finanziarle a prescindere dalle condizioni economiche dell’ente locale, come pure ha ribadito il presidente della SVIMEZ Adriano Giannola?

E che dire delle dichiarazioni dei governatori di Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e il Sindaco Sala di Milano che chiedono ad alta voce, e con una stampa amica a fare da megafono, che tutti i fondi del PNRR che il SUD non riesce a spendere devono essere dirottati al nord, anche questo è il metodo Carfagna visto che non è stata profferita parola sull’argomento. Mi sarei aspettato, se proprio si volesse catechizzare qualche presidente di regione, che il bersaglio fossero questi ultimi, e non Emiliano o De Luca che è pur vero, che a volte hanno fatto giuste rivendicazioni ma in modo “sguaiato o macchiettistico” ma comunque con l’intento di salvaguardare i territori che governano.

Se il metodo Carfagna è nello stile, nel linguaggio del “politically correct” dove anche timpani più nobili possono ascoltare ci può anche stare, ma la storia del mezzogiorno ci insegna che solo se ci sono state forti rivendicazioni con azioni non sempre “urbane” questo territorio è stato ascoltato, vedi le rivendicazioni di Reggio Calabria del 1972 che alla fine portarono alla costruzione del porto di Gioia Tauro e si diede vigore alla questione meridionale. Non puoi chiedere a chi per lustri è stato abbandonato a se stesso senza lavoro, servizi, sanità, imbrogliato sui conti pubblici facendo sì che il nord drenasse soldi a discapito del SUD perché le regole sono state scritte da “bari di Stato”, dicevo non puoi pretendere che le rivendicazioni le si facciano per iscritto e su carta pergamena, sarebbe chiedere troppo. Ritengo invece senza che nessuno si scandalizzi, che c’è bisogno invece di una “nuova resistenza” per vedere soddisfatte le legittime quanto sacrosante rivendicazioni dei meridionali

Per concludere, certamente sarà colpa mia, ma non ho capito questa sorta di endorsement alla ministra Carfagna visto che fino ad oggi non mi pare abbia fatto cose mirabolanti per il SUD, sarà una cortesia personale? un riposizionamento? non ci è dato sapere, il tempo ce lo dirà.

A proposito del metodo Carfagna…… preferisco il metodo GIUSTO.

 Camillo Manna