Ancora oggi  il problema dei roghi tossici è un’emergenza che non si appresta a ricevere la considerazione che merita.
C’è chi parla di “Terra dei fuochi” e chi dice che quest’ultima sia solo un’invenzione giornalistica. Bene, chiamatela come volete! E qualsiasi sia la vostra conclusione non ci salva dal dramma che stiamo vivendo: aria irrespirabile per tutta la notte (a volte pure di giorno) e per settimane di seguito. Ed ultimamente il problema è particolarmente avvertito dalla città di Afragola, specialmente nelle zone che si ritrovano vicine  alle periferie e alle compagne. Non c’è denuncia efficace, non c’è protesta che tenga. Lo Stato (in tutti i suoi gradi) è letteralmente inerme davanti ai roghi tossici, sembra non ci sia soluzione (e nemmeno si impegnano seriamente a trovarla).
Ma com’è possibile?
Eppure abbiamo ministri al governo che vengono da queste terre, abbiamo avuto un sottosegretario che in mezzo ai roghi ci abita con la famiglia, abbiamo un’amministrazione che vorrebbe fare della “normalità” lo slogan della propria azione politica.
Eppure… qui non si respira.
Nel 2014 (dico 5 anni fa) è stato istituto un patto con i comuni limitrofi alla città di Afragola per reprimere o quanto meno diminuire il fenomeno. A distanza di 5 anni quali sono risultati? O meglio bisognerebbe domandarsi se quelle chiacchiere abbiano mai avuto un risvolto pratico.
In questi giorni, il ministro Costa (un altro campano) è intervenuto alla radio, e se da un lato ha affermato la propria responsabilità nel ritardo del piano di interventi nella cosiddetta “Terra dei fuochi” (aggravato dalla crisi di governo estiva), dall’altro ha ribadito che il controllo e la pulizia delle periferie spetta alle amministrazioni locali (se non si sversa, non si brucia). L’interesse “intorno al rogo” sarebbe duplice: non solo lo sversamento illecito di materiali di ogni tipo, ma anche la raccolta degli stessi che, una volta carbonizzati, è pagata 800 volte in più (ottocento!) rispetto al normale riassetto.
Una tale situazione non può più essere tollerata. Lo Stato deve intervenire ed anche l’amministrazione locale deve fare indiscutibilmente la sua parte. È dovere del sindaco convocare i tavoli intorno ai quali questi problemi devono essere discussi ed affrontati. Egli non può essere la soluzione al problema, ma è il primo che deve scendere in campo per iniziare vere e proprie battaglie, non nelle piazze (come sarebbe ritornato di moda anche per i politici) ma nelle sedi opportune. E nel frattempo, ogni sforzo dell’amministrazione deve essere concentrato nell’ostacolare lo sversamento illecito nelle periferie e nel garantire la repentina pulizia delle stesse.
Non c’è più tempo, non possiamo più aspettare. Non attendiamo nemmeno più le risposte, vogliamo solo i fatti. È in gioco la nostra vita e quella dei nostri figli. Gli indifferenti sono i primi responsabili, specie se siedono sulle poltrone del potere.