Venti di revisionismo attanagliano l’Italia, un marchingegno di frasi allestite da parte di coloro che non riconoscono il valore della Costituzione, forse il più pregnante che guida tutti i suoi articoli: il valore resistenziale – una chiara e distinta matrice che fa riferimento specifico alla resistenza italiana contro il nazi-fascismo – nato dalla volontà dei costituenti di porre un argine ben strutturato a qualunque tentativo autoritaristico che si sarebbe potuto palesare nel futuro. La Costituzione italiana ha un preciso riferimento, diretto ed indiretto, idealistico, di contrapposizione alla tragedia fascista appena vissuta, che aveva lacerato la vita sociale e le libertà individuali e collettive durante il ventennio mussoliniano. Questo riferimento ha radice nella storia e si traduce in un sistema istituzionale di “pesi e contrappesi” studiato per evitare che un organo costituzionale e/o istituzionale potesse prendere il sopravvento e il predominio su altri organi di pari rilevanza. Ciò si rileva in ogni dettato giuridico che costituisce il funzionamento e le attività dei singoli organi suddetti. Ci si riferisce agli organi costituzionali e a rilevanza costituzionale: Presidenza della Repubblica, Parlamento Italiano, Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Governo Italiano, Corte costituzionale, Corte Suprema di Cassazione, Corte dei Conti, Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, Consiglio di stato, Tribunali amministrativi regionali, consiglio superiore della magistratura.

Nello spirito della Costituzione – inoltre – vige un principio parimenti fondamentale che guida e orienta ogni sua “estrinsecazione” legislativa e governativa. Il sistema autoritaristico precedente era concepito prevedendo un sistema verticistico e gerarchico dal cui vertice discendevano “concessioni” alla collettività; lo Stato, in parole povere, concedeva o restringeva diritti dall’alto.
La Costituzione, invece, ribaltando completamente questa concezione, adopera il verbo “riconoscere”, molto diverso dal verbo “concedere”. La Costituzione riconosce la libertà individuale e dei gruppi sociali, la loro libertà di espressione e di stampa, ponendosi a tutela di questo sacro principio già nell’atto di nascita dei soggetti. Non concede, riconosce. Si scende dai palchi del potere e ci si mette accanto a ciascuno, aiutandolo a proteggere ed estrinsecare ogni forma di libertà prevista dalla Carta fondamentale. Quel verbo risuona ancora nel cuore di chi ha studiato la Costituzione avendo a monte qualcosa di terribile, risuona ancora nelle generazioni di chi ha combattuto per ottenere pari dignità e libertà, spesso pagando con il sangue e la vita. Risuonerà ancora per chi ha a cuore un futuro migliore per questo Paese che tanto merita, di certo non tornando indietro verso oscuri e tragici fatti del passato ma guardando avanti, nella direzione che la Costituzione indica, con la sua bussola orientata ad un futuro che aiuti tutta la collettività a raggiungere livelli di benessere, livelli culturali e sociali degni di una Paese civile fra i più belli del mondo.

Domenico Setola (dottore in giurisprudenza e studioso di storia medievale e moderna)