Lungo la linea gotica, dove nel 1944 si scatenavano aspri combattimenti, il capitano di marina tedesca Rudolf Jacobs si unì ai partigiani garibaldini, fino a morire eroicamente durante un assalto a una caserma delle Brigate nere.Non è solo la storia di una grande eccezione, ma il racconto di un contesto particolare che venne a crearsi. Forse, secondo le stime degli storici, almeno 1000 tra tedeschi, austriaci e disertori, dissero no agli ordini ingiusti e scelsero secondo coscienza la via della libertà.Una indagine meticolosa che ci fa scoprire una storia tenuta nell’oblio, fino ad oggi, in Italia.Il libro si evidenzia per la sua qualità narrativa che ne favorisce la leggibilità, e si distingue per la formidabile ricchezza di fonti, citazioni e note che arricchiscono questo lavoro. Se molti militari alla fine del conflitto si sono “giustificati” con l’affermazione di aver compiuto «il proprio dovere», obbedendo «agli ordini», “Il buon tedesco” pone altri e fondamentali interrogativi: la possibilità di una scelta in cui sono i valori universali dell’umanità – oppure la coscienza – a guidare i combattenti. E ancora: «esiste la circostanza in cui per restare fedeli a se stessi si deve tradire?». Le esperienze dei “tedeschi buoni” dicono che il destino non è segnato, tanto meno dall’appartenenza nazionale; che le scelte di ciascuno possono condizionare fortemente la direzione della vita degli esseri umani; che gli stessi hanno quasi sempre la possibilità di scegliere da che parte stare; che alcune scelte di minoranza fissano delle luci nella storia  per la loro rarità in mezzo alla profonda oscurità di quelle maggioritarie.”Il buon tedesco” di Carlo Greppi, Premio Fiuggi-Storia 2021. 

Domenico Setola (Dottore in Giurisprudenza e studioso di storia medievale e moderna)