Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche della Sessantesima Armata facevano il loro ingresso nel Campo di Concentramento di Auschwitz, scoprendo uno dei più grandi orrori della storia dell’uomo. Da allora diverse cose cambiate, tanto da far sembrare così lontani da noi avvenimenti tanto atroci che, in realtà, lontani non sono. Una pace così duratura sembrava impossibile e gran parte del merito di un’impresa tanto ardua quanto illogicamente innaturale nella fiumana degli avvenimenti umani va data all’enorme sforzo di cooperazione internazionale. Tolleranza, integrazione e sviluppo sociale sono i concetti chiave per comprendere i cambiamenti così radicali intrapresi da un mondo oramai cosmopolita e globalizzato. Eppure, benché i dialoghi tra Paesi siano costanti, lo spettro dei nazionalismi, dell’antisemitismo e dell’odio immotivato verso le minoranze continua a riecheggiare tra noi con un effetto molto ben più ampio e “plurilocalizzato” di razzismo e violenza. Preoccupanti, da questo punto di vista, i dati emersi dal “Rapporto Italiani” condotto dall’Euripes: l’indagine ha rivelato, infatti, che addirittura il 15,6% non crede nell’avvenimento della Shoah. Dato non trascurabile, questo, se si pensa che nel 2004 la percentuale si attestava solo al 2,4%. Meno rilevante, ma non meno allarmante, è anche la crescita di 5 punti di chi ridimensiona la portata della Shoah (16,1%). Ciò si traduce, purtroppo, nel fatto che gli italiani stanno dimenticando. Dimenticando le guerre ed il dolore; dimenticando la violenza inflitta dai potenti e l’impotenza sentita dai più deboli; l’odio subito da uomini e donne senza distinzione di età; l’esclusione sociale e l’annientamento dell’individualità di ogni uomo con la trasformazione di un nome in un numero, di capelli in imbottiture per cuscini, di corpi in strumento; dimenticando di ricordare. Ricordare che ognuno di noi è un uomo. E allora, forse, oggi sarà un giorno un po’ più speciale rispetto agli anni scorsi. Perché per cambiare le cose si deve agire, e magari oggi è il giorno giusto. Perché ricordare è necessario. Per non sbagliare. Di nuovo. Buona Giornata della Memoria. A cura di Mario Guida.