La terra dei fuochi: una malattia reale
La Terra dei fuochi è un’area molto estesa dell’Italia meridionale.
Fondamentalmente la zona si trova in Campania, nella Nostra amata Terra, proprio tra la provincia di Napoli e quella di Caserta. L’area geografica della Terra dei fuochi coinvolge diversi comuni della zona campana, considerati oggi ad alto rischio per la salute umana. Ma il pericolo non esiste solo per gli abitanti dei luoghi campani interessati, ma per tutti quei compratori di cibo che proviene dalle suddette aree.
I comuni di Santa Maria Capua Vetere, Masseria Monti, Frignano – Villa di Briano, Casal di Principe, Casandrino, Casapesenna, San Cipriano d’Aversa, Villa Literno, Trentola – Ducenta e ancora Lusciano, Frignano, Casaluce, Caivano (enormemente colpito), Orta di Atella, Crispano, Aversa, Frattamaggiore Nevano, Afragola, Giugliano in Campania (con rischio di morte), Cesa, Mugnano di Napoli, Marano di Napoli, Villaricca, Casoria, Calvizzano, Arzano, Somma Vesuviana, Pollena Trocchia, Marigliano, Camposano, Palma Campania ed infine San Giuseppe Casilli, Triangolo della morte (Nola, Acerra, Marigliano) sono tutti compromessi.
Gli abitanti di queste terre, insieme a numerosi scienziati e ambientalisti, è da tempo che denunciano la relazione causale tra il disastro ambientale avvenuto negli ultimi decenni nella Terra dei Fuochi e l’insorgenza in quel territorio di diversi tumori e malformazioni congenite. Lo stesso Istituto superiore di sanità, nel rapporto conclusivo frutto dell’accordo siglato nel giugno del 2016 con la Procura di Napoli Nord, certifica questa atrocità. Alcune patologie, come il tumore al seno, varie forme di leucemie e malformazioni, l’asma, sono dunque collegate al sistematico smaltimento illegale dei rifiuti perpetrato negli ultimi decenni nell’area compresa fra le province di Napoli e Caserta. L’intesa tra Procura e Iss nasce con l’obiettivo di raccogliere e condividere dati in particolare relativi agli eccessi di mortalità, dell’incidenza tumorale e all’ospedalizzazione per diverse malattie che ammettono tra i fattori di rischio accertati o sospetti l’esposizione a inquinanti. Ne è risultato che, nei comuni a rischio, la mortalità e l’incidenza del tumore al seno è «significativamente maggiore tra le donne dei Comuni Compromessi, come per l’ospedalizzazione per asma, di suo già alta rispetto al resto del territorio in tutti i centri. Anche le malformazioni congenite sono maggiori in questi Comuni. Elevata anche l’incidenza delle leucemie e dei ricoverati per asma nella popolazione da 0 a 19 anni, che aumenta significativamente. Cosa bisogna fare allora? Sicuramente è necessario sviluppare un sistema di sorveglianza epidemiologica integrata con dati ambientali nell’intera Regione e in particolare nelle province di Napoli e Caserta, in modo da individuare appropriati interventi di sanità pubblica, a partire da azioni di bonifica ambientale e naturalmente una collaborazione fattiva che superi chiusure mentali e silenzi omertosi.
Articolo di:
Maria Rosaria Gagliardi SECONDARIA DI I GRADO “ANGELO MOZZILLO”, CLASSE II I, TELEFONO 3501231463