Il calvario che affligge l’enorme quartiere operario della municipalità 10 di Napoli sembra non finire mai: una bonifica mai avvenuta ed un rilancio del territorio che aspetta il decollo da oramai trent’anni sono purtroppo gli eventi a causa dei quali Bagnoli soffre da tanto, troppo tempo.

Come emerso dalle dichiarazioni della Corte dei Conti, sono già novecento i milioni elargiti per risultati quasi nulli e “talvolta anche peggiorativi dell’inquinamento dell’area, causati da interventi di bonifica non idonei”.

I colpevoli di questo vero e proprio fallimento sono da ricercare ed imputare, secondo la Corte stessa, non solo negli enti preposti alla medesima bonifica (passando da Bagnoli Futura ad Invitalia) ma anche alle Istituzioni coinvolte nella risoluzione del problema, risultate inadempienti a svolgere e portare a termine un progetto tanto delicato come quello dell’ex Area Industriale.

Ma andiamo con ordine: già dal 1911 il territorio fu modificato in maniera cospicua, mutando da borgo residenziale e villeggiatura termale a quartiere operaio; sorgeva infatti a Bagnoli il grande stabilimento dell’azienda siderurgica Ilva. Si aggiunsero a questa, aziende quali Eternit, Cementir e Montecatini. Nel 1961 l’Ilva prende il nome di Italsider ma il risultato, sostanzialmente, non cambia: rifiuti tossici (su tutti l’amianto), divieto di balneabilità delle spiagge e colmate a mare. Le attività cessano completamente nel 1991 per spianare la strada alla riqualificazione dell’area che, almeno sulla carte, sarebbe dovuta iniziare nel 1994.

Da allora investimenti a pioggia e piani di riabilitazione fallimentari si sono susseguiti senza sosta in una periodicità da inchiesta. Ad oggi, benché nel 2016 l’allora Primo Ministro Matteo Renzi rassicurasse sul completamento delle operazioni intorno al 2019 (famosi sono i suoi tweet circa l’Arenile Nord restituito ai napoletani), di risultati non c’è traccia alcuna, tutt’altro: manca ancora un piano d’organizzazione concreto da parte del Commissario Francesco Floro Flores e l’individuazione del luogo di rimozione della colmata e dell’amianto proveniente dall’area ex Eternit sembra essere una ricerca ben più ardua di quanto pareva all’inizio.

Si legge dalle dichiarazioni della Corte dei Conti:

Malgrado i fondi siano stati messi a disposizione di Invitalia già dal 2017 la bonifica dell’ex area Eternit, all’interno del Sin, non è stata ancora ultimata. Nel giugno 2019, poi, il Commissario ha adottato lo stralcio urbanistico del Piano di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana, con il quale è stata individuata la destinazione urbanistica dell’area all’interno del sito, step fondamentale per la programmazione delle opere di bonifica. Lo stesso, però – rileva la Corte – presenta criticità sia sotto il profilo della definizione delle strutture da realizzarsi, sia sotto quello di una non puntuale previsione finanziaria”.

La Corte afferma anche quanto sia necessaria una collaborazione tra enti preposti e organi istituzionali “a piena funzionalità della cabina di regia dell’intero intervento e delle relative conferenze dei servizi, al fine di giungere alla definizione di una cornice programmatica condivisa e della conseguente esecuzione del progetto di bonifica”.

La strada è lunga, lunghissima, quantunque gli anni passati dai primi progetti di riqualificazione siano stati tanti, troppi. La speranza, ovviamente, è che il tutto possa risolversi il prima possibile, facendo in guisa che Bagnoli, questa volta, venga realmente restituita ai napoletani.

Un articolo di Mario Guida