È notorio, ormai, che il Medioevo non fu solo un periodo di “secoli bui”, come un tempo si insegnava. Alcune tra le più importanti conquiste ed emancipazioni avvennero proprio allora attraverso il coraggio e la perseveranza di alcune grandi personalità medievali. l’Italia di Leonardo, di Raffaello e dei Medici può essere vista come il frutto maturo sviluppatosi negli anni precedenti.La pittura espressiva di Giotto, ad esempio, riporta l’uomo al centro della scena, tra l’antico e una rivoluzione delle arti visive.Vissuto a cavallo tra i secoli XIII e XIV, fu venerato dai contemporanei e considerato uno spartiacque tra un “prima” caratterizzato da immagini ideali e ieratiche, e un “dopo” dove la pittura ritornava a ritrarre l’uomo anche dove si rappresentava il sacro.Sia la Cronica di G. Villani che il Centiloquio di A. Pucci ne fanno ipotizzare la nascita intorno al 1266-1267; un coetaneo di Dante, insomma. La sua pittura coglie lo sguardo e i sentimenti dei personaggi, rivelando la personalità di ciascuno, ad esempio nei volti della Cappella degli Scrovegni, ove domina lo stupore.Seppe innovare il linguaggio pittorico umanizzando il divino in linea con la nuova sensibilità religiosa, nata con la predicazione di Francesco. Fu uno dei primi a proporre la rappresentazione tridimensionale dello spazio, a recuperare il naturalismo della figura umana, introducendo una dimensione affettiva e di pathos da allora mai più abbandonata. Giotto architetto si espresse anche a Firenze, dove l’artista intervenne sull’apparato decorativo della torre campanaria di Santa Maria del Fiore.Non basterebbero altre cento pagine per descrivere la sua grandezza; e allora piace chiudere questa breve nota con questa frase del Petrarca: “Pictor nostri evi princeps”. (Francesco Petrarca) 
Domenico Setola (dottore in Giurisprudenza e studioso di storia medievale e moderna)