Piazza San Paolo: deve essere la priorità in tema di sicurezza
Piazza San Paolo: deve essere la priorità in tema di sicurezza
Il fenomeno delle baby gang e la povertà educativa a Casoria
di Salvatore Iavarone
Cosa sta accadendo, dopo il Covid, alla nostra società e soprattutto tra le nuove generazioni?
È evidente uno stato preoccupante di violenza e di degenerazione. Quanto è frutto del fenomeno della Povertà Educativa e quanto va di pari passo con la dispersione scolastica?
La “povertà educativa” viene definita come “la privazione da parte dei bambini, delle bambine e degli/delle adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”. Con il termine dispersione scolastica si indica di solito una serie di fenomeni diversi, e spesso riconducibili a situazioni di inefficienza del sistema formativo, che determinano interruzioni e rallentamenti nell’iter scolastico prima del conseguimento del titolo finale da parte degli allievi, aumentando per essi la probabilità di confluire in aree sociali “a rischio”.
Quando si affronta il tema della dispersione, quindi, bisogna considerare i diversi aspetti che compongono questo quadro complesso: da una parte, ci sono componenti che si riferiscono al percorso scolastico (ritiro, bocciatura, ripetenza, trasferimento ed iscrizione ad altra scuola) che sono interne alla scuola e dall’altra, poi, ci sono componenti esterne, vale a dire che riguardano la fuoriuscita dello studente dal sistema scolastico e che si riferiscono più specificatamente al termine “abbandono scolastico”. Abbandono scolastico” e drop-out sono termini simili utilizzati per indicare l’uscita dello studente dal sistema scolastico. Mentre per drop-out si intende l’insieme dei ragazzi a rischio di dispersione scolastica, per abbandono si intende la rottura definitiva del patto formativo tra il ragazzo e l’istituzione scolastica, che si verifica in risposta ad una condizione esistenziale e psicologica, di disadattamento e di insuccesso scolastico
La dispersione scolastica è un problema sociale per l’Italia, al pari di altri Paesi, perché i ragazzi che interrompono precocemente la loro formazione si apprestano ad affrontare la vita adulta con competenze di base insufficienti per muoversi autonomamente e consapevolmente nella società. Il tasso di dispersione si determina misurando la quota degli ELET, Early Leavers from Education and Training, cioè di ragazzi tra i 18 e i 24 anni che conseguono al più il titolo di scuola secondaria di primo grado o una qualifica di durata non superiore ai 2 anni. Grazie a interventi di contrasto mirati il fenomeno si è ridotto: in Italia la quota degli ELET secondo i dati EUROSTAT 2019 si attesta nel 2018 ancora al 14,5% della popolazione scolastica. Il dato sugli ELET non riesce però a dare l’esatta dimensione del problema della dispersione scolastica. Alla dispersione esplicita, gli ELET, sfuggono quegli studenti che conseguono un titolo di scuola secondaria di secondo grado, ma senza aver raggiunto i traguardi minimi di competenze previsti per il loro percorso di studio. La dispersione scolastica implicita è più difficile da identificare, ma è un problema importante al pari della dispersione esplicita: i ragazzi non sono classificati come early leavers e, di conseguenza, molto difficilmente possono godere di azioni di supporto per aumentare il proprio livello di competenze. Costituiscono quindi quella quota di allievi che alimenta il preoccupante fenomeno della dispersione implicita o nascosta. La dispersione scolastica non coincide come innanzi chiarito con il fenomeno dell’abbandono e quindi della mancata presenza in aula. La dispersione scolastica ha forma “implicita” ovvero l’incapacità del sistema scolastico di promuovere, accompagnare, accrescere lo sviluppo personale e culturale degli allievi con una diffusa pervasività negativa nelle platee scolastiche con allievi che, pur frequentanti, non riescono a pervenire a risultati di partecipazione alla vista scolastica e di apprendimento soddisfacenti. Gli effetti sono il tormentato iter di conseguimento degli avanzamenti educativi, del diploma e dei livelli di padronanza e dominio dei contenuti formativi ed educativi degli allievi.
Il tasso NEET (Oggi l’acronimo NEET intercetta e descrive la sempre più scarsa partecipazione dei giovani al mercato del lavoro. Parliamo di NEET, infatti, quando ci riferiamo a giovani ragazzi e ragazze 15-29 anni, ma talvolta anche 34 anni, che non studiano, non lavorano e non sono in un percorso di formazione) che secondo EUROSTAT nel 2021 in Campania – per la fascia di età 15-24 anni – è pari al 27,7%.
Sulla base di tale tasso è stimabile per l’anno 2023 in poco più di 62.000 giovani i NEET potenziali.
Si è determinato che per l’anno scolastico 2022/2023 una platea potenziale di riferimento pari a circa 93.000 giovani – minori nella fascia di età 14-17 anni – che supera i 450.000 allievi nel periodo 2023-2027.
Questi sono dati che la Regione Campania sta analizzando e studiando da tempo per monitorare il fenomeno, anche mettendo in campo azioni concrete in materia di formazione e istruzione.
In questo quadro si cala il dramma che non solo Casoria, ma tantissimi comuni in Italia, stanno vivendo con il dilagare anche del fenomeno delle Baby gang.
Casoria sta vivendo a Piazza San Paolo, in modo particolare, gli effetti della deriva giovanile, con la presenza di giovani che stanno arrecando problemi notevoli alle famiglie residenti in zona, che hanno perso totalmente la tranquillità e la serenità.
Ho favorito un incontro al comune con una delegazione di residenti, per raccogliere una serie di proposte, che partono dalla necessità di controlli costanti della Polizia Municipale in zona, il comune deve garantire la serenità dei residenti della zona.