di Fernando Spagnuolo

L’analisi toponomastica/intitolazione di un territorio non è ambito solamente delle discipline geografiche, linguistiche o storiche, ma passa attraverso gli studi antropologici che di quel territorio individuano il significato culturale. Da sempre l’antropologia si è infatti occupata degli itinerari culturali lungo i quali si formano e si disseminano i nomi dei luoghi. Gli spazi, sia metropolitani, urbani che extraurbani, costituiscono una rete di significati assai variegata, percorsi e crocevia dove si intersecano storia, biografie, avvenimenti, memorie di quanti hanno percorso, percorrono e vivono quotidianamente quei luoghi facendone la sede delle proprie esperienze. Un dialogo costante con i significati e i valori del territorio.

Ogni spazio, ogni luogo toccato dalla presenza dell’uomo – seppur percepito da punti di vista diversi – diventa vettore di comunicazione di valori di una società, ne rivela i principi e ne riflettono la rappresentazione del mondo. L’organizzazione spaziale è portatrice di molteplici sensi, che rimandano alle rappresentazioni dell’ambiente, alla definizione dello spazio identitario e dello spazio altro.

Il paesaggio, in quanto sistema di relazioni, è determinato sia da spazi culturali entro i quali si concentrano attività e saperi tradizionali sia dalle modifiche che l’uomo apporta sull’ambiente in cui vive per ragioni di necessità, di sussistenza ed estetiche. Esistono luoghi storici, che possono continuare più o meno a incidere sul presente e luoghi senza una rilevanza storica tradizionale, che sono perno delle attività della comunità. Certi luoghi conferiscono identità territoriale allo spazio. Gli spazi fisici e simbolici in cui una comunità si incontra o si immagina si tramutano nei fattori identitari di un luogo, sia che vengano mantenuti o vadano a mutarsi con il passare delle generazioni. Il modo in cui gli abitanti usufruiscono del territorio che li circonda, in cui le persone lo vivono, permette di comprendere le sue diverse prospettive di vivibilità. La costruzione di immaginari collettivi,di modi di conservazione della memoria, e quindi di luoghi correlati a determinati ricordi,finiscono per rappresentare un’affermazione dell’identità,sia con un valore pubblico sia con uno profondamente intimo. Sono idee e concezioni legate a immagini talvolta mitizzate,a eventi e avvenimenti reali oppure idealizzati -( Prof.ssa Carla Maria Rita).

A fronte di quanto già esposto attraverso il pensiero pregevole ed encomiabile della prof. Carla Maria Rita, la toponomastica di genere in questi ultimi tempi è divenuto la tematica dominante nei progetti sia PON che POR, che avvicinano i giovani studenti della scuola italiana alla costruzione di identità territoriale.

Napoli e Padova sono città profondamente diverse per posizione geografica, dimensione territoriale, densità demografica. La Toponomastica femminile fa condividere loro, con le nomine di Giuliana Cacciapuoti e Nadia Cario nelle rispettive Commissioni consultive per la Toponomastica, il percorso verso il riequilibrio toponomastico di genere. A queste poi si aggiunge Trieste , con il progetto “Alla-ricerca-di-memorie-femminili”.

Tutti progetti pregevolissimi, la cui metodologia si basa sulla ricerca/azione e sulla toponomastica di genere, hanno tra gli obiettivi definire percorsi e itinerari in grado di riportare alla luce le tracce delle donne che hanno contribuito alla crescita sociale e culturale del Paese, in particolare :

  • divulgare la conoscenza di protagoniste visibili e nascoste della vita collettiva e sociale;
  • individuare modelli femminili e maschili rispettosi del femminile, ai quali attingere nell’opera complessa della costruzione di una nuova identità maschile come i giovani frequentanti e cittadini attivi di questa società ;
  • Riflettere sul vissuto quotidiano e contemporaneo degli spazi urbani, con la voglia di fissare nella memoria e portare nel futuro una visione completa di chi siamo.

Nella città di Afragola e nei paesi limitrofi le strade ed edifici istituzionali dedicati a donne sono ancora molte meno di quelle dedicate agli uomini. Siamo   così intrisi di cultura maschilista e patriarcale che anche dai nomi delle strade e degli edifici si riconosce quanto poco il contributo delle donne sia stato riconosciuto e valorizzato. Ecco perché, ancora oggi, raccontare i primati delle donne è un’urgenza vitale, perché finché non sapremo riconoscere valori e meriti delle donne in ogni campo, come siamo abituati a fare con gli uomini, non potremo dirci una società ed una democrazia eguale e giusta. La toponomastica/intitolazione, così, diventa importante strumento per consentirci una lettura storico sociale di Afragola che comprende le donne, con la riscoperta di primati e passaggi della storia che tendiamo a dimenticare, anche perché abituati a non vedere, a eludere, a non considerare rilevanti. La storia raccontata solo al maschile, però, non è vera storia. Ed è dunque fondamentale riequilibrare la nostra capacità di ricostruire momenti, fatti e persone che hanno determinato chi si sia oggi. Non è un modo di guardare al passato, anzi. Rendere il paesaggio urbano più vero perché paritario e finalmente rappresentativo di quello che si è stati e si è come comunità di donne e uomini ci aiuta a cambiare anche la maniera in cui guardiamo al futuro. Conoscere le storie di donne che hanno vissuto la propria vita senza cedere davanti ad ostacoli e critiche, che hanno puntato su se stesse, che sono riuscite non solo a raggiungere successi personali, ma a contribuire al progresso civile del benessere altrui e ad allargare le opportunità psicofisiche per altre: questo esempio è fondamentale per dare coraggio a chi ogni giorno lotta per condizioni di vita, di lavoro,di cittadinanza davvero uguali e paritarie. Il lavoro che si ha da fare è una sfida a tutto campo, che chiama ciascuna e ciascuno di noi, sia come comuni cittadini , sia come affidatari di dicasteri di Afragola, a riconoscere e rispettare il valore delle differenze e a realizzare una nuova, piena condivisione tra donne e uomini sia nella sfera privata che in quella pubblica e professionale. Dobbiamo superare tutte le tare di quella cultura maschilista, discriminatoria e misogina che ha caratterizzato le società praticamente da sempre. Dobbiamo superare pregiudizi, stereotipi. Dobbiamo eliminare quelle tare che sono l’habitat culturale in cui crescono violenza e discriminazione. E l’habitat culturale cambia anche grazie ad un diverso equilibrio dei nomi delle strade e degli edifici istituzionali che tutte e tutti ogni giorno attraversano. Sono nomi , quelli proposti , di MISCIOSCIA (pediatra) e TREMANTE (sindaco) che suscitano curiosità, appartenenza, che fanno comunità. Contribuiscono a creare legami tra generazioni, riconoscere valori, a fissare immaginari e identità collettive. Sono nomi e storie che raccontano Afragola e ciascun territorio, in toto o in parte, uniscono identità particolari e racconto collettivo della città afragolese. Ecco perché la toponomastica/intitolazione è importante, perché incide sulla quotidianità e sugli immaginari collettivi, con un impatto di lungo periodo. Cambiare la cultura, cambiare gli immaginari, cambiare il linguaggio, sono imperativi di questa fase storica, che chiamano in causa l’impegno di Istituzioni, Scuola, Media, Associazioni,Società civile, singole Cittadine e Cittadini. Abbiamo di fronte una sfida che non riguarda solo le donne, ma che, anzi, deve essere sentita come prioritaria soprattutto dagli uomini. Il capitale femminile è il capitale inespresso su cui possiamo fondare il rilancio di Afragola in termini di crescita civile di qualità per i cittadini di domani. È il più dirompente capitale di cambiamento che si ha a disposizione. È un capitale decisivo per accettare e vincere la sfida dello sviluppo sostenibile che l’Onu ha posto a tutti , città e nazioni, con l’Agenda 2030.

Gli obiettivi dell’Onu uniscono lotta a povertà e fame, salute ed educazione, acqua ed energia pulita, rispetto dell’ambiente e infrastrutture sostenibili, riduzione delle disuguaglianze e appunto parità di genere, da realizzare a tutto campo.

La intitolazione richiesta dai giusti Organi scolastici preposti , senza interferire sulla titolarità del 1° Circolo Didattico G. Marconi, e convalidata già dalla Prefettura, dall’Ufficio di Storia Patria e dal MIUR, in rispetto della parità di genere , per i due plessi , oggi , individuati anonimamente da due strade , via Milano e via Firenze possono e devono essere una forza collettiva che spinge in direzione di questi obiettivi dell’Agenda 2030, la forza che permette di realizzarli. Sfida di cambiamento, riportando alla popolazione tutta, l’esempio e il coraggio di ispirare azione e determinazione di questa Amministrazione di cui manifestamente se ne stanno costatando gli esiti ,soprattutto in un momento delicato delle settimane trascorse che forze criminose la mettono a dura prova .