Casoria è la città che ha dato i natali a tre santi ed una beata.

parte da qui un piano di promozione e conoscenza di quattro figure importanti del nostro territorio:

Santo Ludovico da Casoria
Santa Maria Cristina Brando
Santa Giulia Salzano
Beata Maria Luigia Velotti del Santissimo Sacramento

Ludovico da Casoria

(1814-1885)

BEATIFICAZIONE:

18 aprile 1993 Papa  Giovanni Paolo II

CANONIZZAZIONE:
23 novembre 2014 Papa  Francesco in Piazza San Pietro

RICORRENZA:
30 marzo

Sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori, che, spinto da ardore di carità verso i poveri di Cristo, istituì le due Congregazioni dei Fratelli della Carità (Bigi) e delle Suore Francescane di Santa Elisabetta (Bigie)

VITA E OPERE

Ludovico da Casoria, al secolo Arcangelo Palmentieri, nacque a Casoria (Napoli) l’11 marzo 1814 da Vincenzo e da Candida Zenga. Il giorno successivo fu battezzato nella Parrocchia di S. Mauro con il nome di Arcangelo. Dopo un breve periodo trascorso ad apprendere il mestiere di falegname, frequentando il vicino convento dei Frati Minori di S. Antonio in Afragola (Napoli), fu attratto a seguire l’ideale di S. Francesco d’Assisi.

Vestì l’abito serafico nel convento di S. Giovanni in Palco a Taurano (Avellino) il 17 giugno 1832. Ordinato sacerdote il 4 giugno 1837, si dedicò principalmente allo studio e all’insegnamento della chimica, della matematica e della fisica.

Nel 1847, mentre era in preghiera nella chiesa napoletana di S. Giuseppe dei Ruffi, chiamata comunemente delle Sacramentine, fu colto da deliquio e cadde a terra tramortito. Più tardi, lo stesso P. Ludovico definirà con il termine di «lavacro» quanto si era compiuto in lui, indicandogli un nuovo cammino da percorrere, nel servizio dei poveri e degli infermi. Le sue prime cure le dedicò ai confratelli infermi per i quali, nella sua cella del convento di S. Pietro ad Aram in Napoli, allestì una piccola ma efficace farmacia. Successivamente acquistò una villa allo Scudillo di Capodimonte di Napoli, chiamata “La Palma”, dove creò una infermeria più funzio­nale per i frati infermi di tutta la Provincia, stabilendovi anche una fraternità francescana di stretta osservanza, guidata dal Venerabile Servo di Dio P. Michelangelo Longo da Marigliano († 1886).

L’incontro con il sacerdote genovese Giovan Battista Olivieri, nel 1854, gli ispirò l’opera destinata al riscatto e alla formazione cristiana dei bimbi africani venduti schiavi. Ne accolse nello stesso anno i primi due, avviando così “l’Opera dei Moretti” che, nei piani di evangelizzazione missionaria di P. Ludovico, doveva servire ad educare i giovani africani per farne gli apostoli dell’Africa. Il progetto, espresso nel motto «L’Africa convertirà l’Africa», il 16 marzo 1858 ebbe l’approvazione del Ministro generale dell’Ordine, Venanzio da Celano, e del Definitorio generale. In breve il convento de “la Palma”, prima sede dell’ “Opera dei Moretti”, divenne insuf­ficiente. Saputo ciò, il re di Napoli, Francesco II, donò a P. Ludovico un intero edificio situato al “tondo di Capodimonte”, e che era stato fatto realizzare per fini caritativi dalla madre, la Beata regina Maria Cristina di Savoia.

Uguale disegno il Beato Ludovico da Casoria lo realizzò per le bimbe di colore, che pensò di riscattare ed organizzare in corpo missionario; in tale tentativo lo coadiuvò la Venerabile Suor Anna Lapini, fondatrice delle Suore Stimmatine. Il collegio delle «morette» sorse a Napoli, il 10 maggio 1859.

Sempre a favore della Chiesa in Africa, il Beato ottenne poi dalla S. Congregazione di Propaganda Fide la stazione africana di Scellal, per residenza dei suoi missionari, e vi si recò personalmente a prenderne possesso. Il 12 novembre 1865 si imbarcava a Trieste per Alessandria d’Egitto, ove giunse il 18 novembre; il successivo 6 gennaio arrivò a Scellal e qui iniziò subito il suo apostolato di carità in favore degli indigeni. Avviata la fondazione, fece ritorno a Napoli in quello stesso anno 1866.

Primi collaboratori di P. Ludovico furono i Terziari francescani che egli desiderava impegnati attivamente nella promozione del bene. «Il Terzo Ordine – soleva dire – senza un’opera di carità né mi piace né lo desidero». Alcuni di questi generosi collaboratori di P. Ludovico entrarono poi a far parte delle due Congregazioni di Terziari Francescani da lui fondate, chiamate, l’una, dei Frati della Carità o Bigi (1859), ora estinti, e l’altra delle Suore Elisabettine o Bigie (1862).

In seguito il Beato dette vita ad altre svariate opere assisten­ziali: l’Opera degli Accattoncelli per il recupero degli “scugnizzi” napoletani, vari “Ricoveri” per anziani, convitti, scuole, colonie agricole, ospizi per fanciulli scrofolosi, monti di pietà, tipografie, bande musicali, ecc. Ad Assisi, nel 1871, aprì una casa per ciechi e sordomuti. A Firenze, nel 1877, edificò una chiesa in onore del S. Cuore di Gesù, la prima in Italia.

Nel suo immenso desiderio di bene, il Beato promosse anche la cultura, che egli considerava via alla fede e mezzo di promozione umana, avviando moderne iniziative culturali, quali l’Osservatorio meteorologico di S. Agata sui due Golfi (Napoli), l’Accademia di Religione e Scienze, il Convitto “La Carità” per i giovani della borghesia napoletana, cinque Riviste, la traduzione in lingua italiana delle Opere di S. Bonaventura, una edizione “tascabile” di tutta la Bibbia, ecc. Strinse amicizia con gli uomini più colti del suo tempo. Gli furono amici e collaboratori Gino Capponi, Vito Fornari, Alfonso Della Valle di Casanova, Augusto Conti, Niccolò Tom­maseo, Antonio Stoppani, il Venerabile Cesare Guasti e anche illustri esponenti del mondo politico.

Ebbe incoraggiamenti ed aiuti dai Papi Pio IX e Leone XIII, nonché dai re di Napoli e, dopo il 1860, dai Re di Italia. Fu benvo­luto dagli Arcivescovi di Napoli, il Venerabile Servo di Dio Card. Sisto Riario Sforza e il card. Guglielmo Sanfelice di Acquavella, dai Cardinali Capecelatro, che fu il suo primo biografo, Alimonda e Bilio. Fu legato da sentimenti di profonda comunione con il Vene­rabile P. Bernardino da Portogruaro († 1895), Ministro Generale dei Frati Minori; fu amico, confidente e consigliere del Beato Bartolo Longo († 1926), Fondatore del Santuario di Pompei; fu padre e guida di Santa Caterina Volpicelli († 1894), Fondatrice delle Ancelle del S. Cuore e di altre fondatrici come S. Giulia Salzano e la Beata Maria Cristina Brando. Ebbero contatti frequenti con P. Ludovico anche S. Giovanni Bosco († 1888), S. Daniele Comboni († 1881) e Guglielmo Massaia († 1889), nonché il sacerdote Don Donato Giannotti († 1914), Fondatore delle Ancelle dell’Immacolata, Madre Maria Luigia Velotti, Fondatrice delle Suore Francescane adoratrici della Santa Croce.

Circondato da vasta fama di santità e universalmente com­pianto, P. Ludovico concluse la sua missione terrena a Napoli, presso l’Ospizio Marino di Posillipo, l’ultima opera nata dal suo cuore, a favore dei vecchi marinai, il 30 marzo 1885, lunedì santo.

“ITER” DELLA CAUSA

a) In vista della beatificazione

Il 22 agosto 1885, a distanza di appena 145 giorni dal suo tran­sito, l’Arcivescovo di Napoli Card. Guglielmo Sanfelice di Acqua­vella, accogliendo “il voto unanime del Clero e della cittadinanza napoletana”, dava inizio all’Inchiesta Informativa sulla fama di santità, le virtù e i miracoli in genere dell’Apostolo della Carità.

Il Processo Ordinario si concluse dopo un decennio, il 28 settembre 1895. Furono raccolte le deposizioni di ben 99 Testimoni, moltissimi dei quali “de visu”. Espletata la fase diocesana, e conse­gnati gli Atti processuali all’allora Congregazione dei Riti, il giorno 11 luglio 1908 fu dato avvio, presso la Curia di Napoli, al Processo Apostolico “super virtutibus et miraculis in specie” conclusosi il 19 dicembre 1916. Durante questo Processo furono ascoltati 35 Testimoni.

Un secondo Processo Apostolico “continuativo”, allo scopo di acquisire ulteriori prove circa le virtù eroiche del P. Ludovico e i miracoli in specie operati per sua intercessione, fu celebrato a Napoli dal 23 marzo 1920 al 27 febbraio 1928, con l’audizione di altri 9 Testimoni.

Trasmessi a Roma gli Atti del duplice Processo Apostolico, fu avviato l’ esame della Causa che si concluse il 13 febbraio 1964, con la promulgazione del Decreto sulle virtù eroiche da parte di Papa Paolo VI.

Per l’auspicata beatificazione del Venerabile Servo di Dio la Postulazione sottopose al giudizio della Congregazione delle Cause dei Santi la presunta guarigione miracolosa avvenuta a Salerno il 2 aprile 1885, appena tre giorni dopo la morte di P. Ludovico, di una Suora Figlia della Carità.

Circa questo evento, di cui si occupò largamente la stampa dell’epoca, fu istruito il Processo canonico presso la Curia di Salerno dal 15 settembre 1885 al 15 dicembre 1886. Testimonianze relative alla medesima guarigione furono raccolte anche nel corso del duplice Processo Apostolico super vita et virtutibus degli anni 1908/1916 e 1920/1928 già ricordato prima.

Il 5 dicembre 1991 la Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi riconobbe all’unanimità la inspiegabilità scientifica della guarigione repentina, completa e duratura della Suora. Il 10 aprile 1992 fu celebrato il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi e il 2 giugno successivo si svolse la Congrega­zione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi.

Il giorno 11 luglio 1992 il Santo Padre Giovanni Paolo II approvava il relativo Decreto super miro e il 19 aprile 1993, Domenica in Albis, presiedeva in Piazza San Pietro il solenne rito di beatificazione del Venerabile Ludovico da Casoria.

b) In vista della canonizzazione

Tra le numerose segnalazioni di grazie ottenute per inter­cessione del Beato Ludovico, la Postulazione ha presentato all’esame della Congregazione delle Cause dei Santi la guarigione, avvenuta il 12 giugno 1994 a Durazzano (Benevento) di una neonata, affetta da grave malformazione congenita al ginocchio destro. La piccola presentava all’atto della nascita, avvenuta il 1° giugno 1994, il ginocchio destro recurvato, tanto che il piede raggiungeva l’altezza del viso. Il perito ortopedico che visitò la bambina il giorno 6 giugno 1994, consigliò una terapia correttiva con apparecchi gessati, ipotizzando anche la necessità di un intervento chirurgico per la risoluzione della deformità. Di rientro dalla visita medica la zia, suora elisabettina, volle portare la nipote nella cappella della sua casa religiosa in Napoli per pregare per la guarigione e applicare al ginocchio interessato la reliquia del Beato Ludovico. La domenica successiva, 12 giugno 1994, intorno alle ore 14.30, si poté constatare che spontaneamente e in maniera istantanea il ginocchio aveva assunto la normale postura.

Dal 18 settembre 2004 al 12 marzo 2007 si celebrò presso la Curia ecclesiastica di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata dei Goti, l’Inchiesta canonica.

I periti medici della Consulta si riunirono in due successive sedute, rispettivamente il 10 maggio 2012 e il 16 gennaio 2014 dichiarandosi a favore della inspiegabilità scientifica della guari­gione. Il Congresso peculiare dei Consultori Teologi si celebrò il 6 marzo successivo. Infine il 15 aprile 2014 i Padri Cardinali e Vescovi, riuniti in Sessione Ordinaria, riconobbero la guarigione come un evento miracoloso.

Il Sommo Pontefice Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decretum super Miraculo.

Maria Cristina Brando

(1856-1906)

BEATIFICAZIONE:

27 aprile 2003

Papa  Giovanni Paolo II

CANONIZZAZIONE:
17 maggio 2015

Papa  Francesco

Piazza San Pietro

RICORRENZA:
20 gennaio

Vergine, che dedicò la sua vita alla formazione cristiana dei fanciulli e attraverso la Congregazione delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramento da lei fondata promosse fortemente l’adorazione della santa Eucaristia; Conquistata dall’amore ardente per il Signore; e dalla preghiera, dall’incontro cuore a cuore con Gesù risorto, presente nell’Eucaristia, riceveva la forza per sopportare le sofferenze e donarsi come pane spezzato

VITA  E  OPERE

    Santa Maria Cristina dell’Immacolata Concezione (al secolo: Adelaide Brando), è nata a Napoli il 1° maggio 1856 da Giovanni Giuseppe e Caterina Marrazzo; fu battezzata nella Parrocchia di San Liborio il giorno seguente.

    Presto s’incamminò per una via di mortificazione e santità, manifestando già da bambina il suo programma di vita: “Voglio farmi santa a qualunque costo”. Le piacevano le immagini sacre, soprattutto quelle di Gesù Bambino. Ricevette l’Eucaristia per la prima volta l’8 dicembre 1864, a 8 anni. Da allora l’Eucarestia fu al centro dei suoi pensieri. Aspirava a diventare una vittima consacrata al Signore e alla riparazione.

    Iniziò così una vita di Eucaristia! “Oh!, diceva, potessi fondare un’opera diretta a risarcire le offese, gli insulti, che Gesù riceve dalla ingratitudine degli uomini … Oh! se Gesù lo volesse!”. Un passo decisivo fu quello di consacrarsi dinanzi a Gesù Bambino nella notte di Natale 1868.

    Entrò in diverse comunità religiose per realizzare l’ideale della sua vita, ma la debolezza della salute la obbligò a tornare in famiglia. Ciononostante maturò in lei il progetto di fondare un istituto di Suore Adoratrici. Nel 1880 con alcune compagne iniziò a Napoli l’Ado­razione Perpetua.

    La Santa vedeva Gesù nell’Eucarestia. Sentiva che il suo posto era accanto al S. Tabernacolo per offrirsi, con Gesù Ostia, vittima di riparazione ed espiazione perenne.

    Grande aiuto e conforto trovò nel Beato Ludovico da Casoria e nel Ven. Servo di Dio Michelangelo Longo da Mari­gliano.

    Nonostante la sua cura di nascondersi agli occhi del mondo, attratte dalle sue virtù non comuni, alcune giovani chiesero di essere accolte nella sua comunità.

    Dopo alterne vicende, il 22 novembre 1884, su invito del preposito curato di Casoria, il canonico Domenico Maglione (fratello del cardinal Luigi Maglione, Segretario di Stato di Pio XII), la Santa si trasferì a Casoria, con le sue compagne, presso la proprietà Maglione. Coadiuvata dallo stesso preposito, Maria Cristina, in tale periodo, tracciò un programma di regola di vita religiosa.

    Il 16 agosto 1903 l’istituto prese il nome ufficiale di “Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato”.

    Il 2 novembre dello stesso anno, assieme ad altre 19 giovani, fece la professione dei voti perpetui.

    Finalità dell’opera fondata dalla Brando, è: a) adorazione perpetua e promozione del culto divino, b) formazione delle giovani delle classi più umili, c) corsi di esercizi spirituali per le adolescenti, d) insegnamento catechistico e scolastico, e) assistenza delle orfane e varie altre opere assistenziali.

La Santa trascorreva la notte su una sedia dalla quale si vedeva il Tabernacolo, come suo polo di attrazione, per essere in contatto e amoroso dialogo con Gesù, il suo dolce paradiso e affermava “Ho trovato quello che con così ardente desiderio ho cercato: ora lo posseggo e non lo lascerò mai più… Questo è il luogo del mio riposo… qui abiterò… Qui riposerò d’ora innanzi”.

    Pur essendo debole nel fisico, era forte nell’amore a Cristo, da cui non volle mai separarsi: “Egli vuol essere amato assai da noi, che portiamo il nome di Vittime. Abbiamo avuto l’onore grandissimo di essere chiamate Vittime Espiatrici; ebbene, dobbiamo esserlo davvero!”.

    Lo stile di vita di Madre Maria Cristina è spiegabile solo alla luce dell’Euca­restia. Ha voluto la sua comunità essenzialmente come “comunità eucaristica”. La sua vera identità è di essere vittima di Gesù Sacramentato.

    Nata in una famiglia agiata, la povertà era la sua gloria, disprezzava ogni comodità, per godere la beatitudine dei poveri di spirito.

    Fedele all’amore di Cristo, la Beata ha vissuto la perfetta castità fin dalla giovinezza.

    Imitava Cristo obbediente alla volontà del Padre.

    Visse, perciò, la povertà, castità, obbedienza per esprimere la perfetta sequela di Cristo. Insegnava alle novizie: “Fatevi sante e pregate per me che ne ho tanto bisogno”. La Beata era maestra di umiltà e compiva il giovedì santo la lavanda dei piedi alle consorelle e diceva: “Abbiate sempre in mente che l’umiltà, figlie mie, è la base su cui poggia l’edificio spirituale; non vi può essere santità in un’anima senza l’umiltà. Le anime umili formano la compiacenza di Dio”. La Beata si mortificava con digiuni e penitenze per mantenere la temperanza. Era prudente nel parlare e nel correggere, conservando lo spirito di carità.

    Morì il 20 gennaio 1906 raccomandando alle suore della comunità di essere sante, e di osservare esattamente la Regola e le virtù. Esortava, dicendo: “Figlie mie, dovete aiutarvi, compatirvi, scusarvi le une con le altre”. E aggiungeva: “Dobbiamo essere Vittime di fatto, fino a dare la vita per Gesù. Dobbiamo dunque farci sante e sante per forza, perché Gesù ci vuole sante, perché solamente così possiamo espiare e riparare le offese che Gesù riceve dal mondo”.

    Seguendo gli esempi e gli insegnamenti della Fondatrice, la comunità delle Suore è cresciuta non solo in Italia ma in paesi esteri, mantenendo fedeltà al carisma di essere Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, di promuovere l’amore all’Eucarestia e all’adorazione, e di curare la formazione dei fanciulli e dei giovani.

“ITER” DELLA CAUSA

    Crescendo la fama di santità, alti dignitari della Chiesa, come il Cardinale Luigi Maglione ed il Cardinale Alfonso Castaldo, entrambi di Casoria, il clero, le pubbliche autorità ed il popolo tutto, supplicarono il Cardinale Arcivescovo di Napoli, affinché iniziasse il processo canonico di beatificazione di Madre Maria Cristina della Immacolata Concezione.

    Negli anni 1927-40 furono celebrati i Processi Ordinari sulla fama di santità, sugli scritti e sul non culto.

    Il 4 maggio 1972 fu introdotta la causa di beatificazione e canonizzazione, istruita in Napoli alla presenza del Cardinale Corrado Ursi.

a) In vista della beatificazione

    Il 2 luglio 1994 Giovanni Paolo II promulgò il decreto sulla eroicità delle virtù.

    Nel 1992 avvenne un miracolo nelle Filippine per intercessione di Madre Maria Cristina.

    L’inchiesta diocesana fu celebrata a Manila nel 1995. La validità di tale processo fu riconosciuta con Decreto della Congregazione delle Cause dei Santi il 29 marzo 1996.

    La Consulta Medica del 15 febbraio 2001, affermò che la guarigione era stata rapida, completa e duratura, scientificamente inspiegabile. Il Congresso dei Consultori Teologi del 2 ottobre 2001 e la Sessione dei Cardinali e Vescovi riconobbero che tale guarigione miracolosa era avvenuta per intercessione della Madre Brando.

    Il 20 dicembre 2001 venne promulgato il decreto sul miracolo alla presenza del Papa Giovanni Paolo II. Lo stesso Sommo Pontefice, il 27 aprile 2003, celebrò la beatificazione.

b) In vista della canonizzazione

    In vista della canonizzazione, il 14 aprile 2011 è stato costituito un tribunale a Napoli per l’indagine canonica su un presunto miracolo riguardante l’insperabile caso di gravidanza felicemente portata a termine.

    Il 20 marzo 2013 la Consulta Medica ha riconosciuto l’inspiegabilità del caso.

    Il giorno 24 giugno del 2014 si è riunito il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi per discutere gli aspetti teologici del presunto miracolo. All’una­nimità è stato espresso un parere affermativo, ravvisando, così nell’evento in esame un miracolo operato da Dio per intercessione della Beata Maria Cristina dell’Immacolata Concezione.

    I Cardinali e i Vescovi nella Sessione Ordinaria del 16 settembre 2014 hanno giudicato il caso in esame un vero miracolo attribuito all’intercessione della Beata.

    Il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto sul miracolo.

Giulia Salzano

(1846-1929)

BEATIFICAZIONE:

27 aprile 2003 Papa  Giovanni Paolo II

CANONIZZAZIONE:
17 ottobre 2010 Papa  Benedetto XVI in Piazza San Pietro

RICORRENZA:
17 maggio

Vergine, fondò la Congregazione delle Suore Istitutrici della Dottrina Cristiana del Santissimo Cuore di Gesù per l’insegnamento della dottrina cristiana e la diffusione della devozione verso l’Eucaristia

La Beata Giulia Salzano nacque a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta – Italia, il 13 ottobre 1846 da Diego, Capitano dei Lancieri di Ferdinando II re di Napoli e da Adelaide Valentino discendente della famiglia di Sant’Alfonso Maria De’ Liguori.

Orfana di padre a quattro anni, fu affidata per la sua formazione alle Suore della Carità nel Regio Orfanotrofio di San Nicola La Strada (CE), ove stette fino all’età di sedici anni. Conseguito il diploma magistrale, ebbe l’incarico di insegnante nella scuola comunale di Casoria in provincia di Napoli, ove si trasferì con la famiglia nell’ottobre del 1865. L’insegnamento fu coniugato con un notevole interesse per il catechismo e per l’educazione alla fede dei fanciulli, dei giovani, degli adulti e coltivando la devozione alla Vergine Maria.

Propagandò l’amore e il culto al Sacro Cuore. Come può un cristiano non avvertire per sé e per gli altri il lamento di Cristo: «Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini »; così per Madre Giulia contenuto illuminante della catechesi era proprio il Cuore come simbolo e immagine vivente della carità infinita di Gesù Cristo che ci attira a sé per riamarlo.

La definizione del catechismo: « Iddio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita… » fu la scintilla che accese la nostra Beata per l’insegnamento della dottrina cristiana. Ella era convinta che senza la conoscenza di Dio, il mondo non può né amarlo, né servirlo; Giulia, infatti, ritenne l’Opera catechistica: « la più sublima di ogni altra, la più accetta al cuore di Dio, la più necessaria nella Chiesa, la più voluta dal Sommo Pontefice ».

Per la sua costante preoccupazione di far passare, attraverso l’insegnamento e la testimonianza, la dottrina e la vita di Cristo, il 21 novembre del 1905 fondò la Congregazione delle «Suore Catechiste del Sacro Cuore ». Il beato Ludovico da Casoria, quasi in tono profetico le predisse: «Bada di non farti venire la tentazione di abbandonare i fanciulli della nostra cara Casoria, perché la volontà di Dio è che tu viva e muoia in mezzo ad essi ».

Morì, infatti, il 17 maggio 1929 dopo aver esaminato, il giorno precedente, circa cento ragazzi di prima Comunione. Donna Giulietta, così chiamata dai cittadini di Casoria, lasciò viva fama di santità tanto che il 29 gennaio 1937 fu iniziato il processo di Canonizzazione.

Maria Luigia del Santissimo Sacramento

(1826-1886)

VENERABILITÀ:

– 21 gennaio 2016

– Papa  Francesco

 Promulgazione

BEATIFICAZIONE:

– 26 settembre 2020

– Papa  Francesco

 Celebrazione

RICORRENZA:

– 2 settembre

Religiosa, fondatrice dell’istituto delle Suore Francescane Adoratrici della Santa Croce, per l’educazione e l’istruzione cristiana della gioventù, l’assistenza a malati, anziani e disabili

La Beata Maria Luigia del Santissimo Sacramento (al secolo: Maria Velotti) nacque a Soccavo (Italia) il 16 novembre 1826. Rimasta orfana di entrambi i genitori all’età di quattro anni, venne accolta in casa di una zia, a Sirico, dove ricevette una educazione cristiana e un’elementare istruzione.

    A causa dell’invidia di alcuni parenti cominciò a essere maltrattata, finché una coppia di sposi senza figli, suoi vicini di casa, l’accolsero come una figlia.

    Nel 1853, dopo un intenso cammino spirituale, entrò nel Terz’Ordine Francescano, ricevendo l’abito e il nome di Maria Luigia Pascale del SS.mo Sacramento. L’anno successivo emise la professione religiosa e si ritirò in una casa di religiose nel quartiere Capodimonte di Napoli. Da questo momento visse particolari esperienze mistiche. Nel 1864 si trasferì presso le Suore Teresiane di Napoli, dove rimase quattro anni. Qui incontrò una ricca vedova, Eletta Albini, con la quale condivise un ideale di vita religiosa apostolica.

    Nel 1868, insieme ad altre giovani, diede inizio all’Istituto delle Adoratrici della Santa Croce.

    Dopo varie peregrinazioni, nel 1884, la Comunità trovò una casa a Casoria, dove si stabilì ed aprì anche una scuola per le ragazze esterne.

    In seguito alle malattie che l’accompagnarono per anni, morì a Casoria (Italia) il 3 settembre 1886.

    Per la beatificazione della Ven. Serva di Dio Maria Luigia del Ss.mo Sacramento, la Postulazione della Causa presentò all’esame della Congregazione l’asserita guarigione miracolosa, attribuita alla sua intercessione, riguardante un uomo da “pleuropolmonite del polmone destro con sepsi”. L’evento accadde il 28 dicembre 1926 a Casoria (Italia). L’uomo, nato nel 1896, il 19 dicembre 1926 iniziò ad accusare brividi e febbre alta. Il giorno successivo gli venne diagnosticata una pleuro-polmonite. Al nono giorno dall’insorgenza della sintomatologia polmonare, le sue condizioni si aggravarono al punto che i medici curanti avvisarono i familiari del serio pericolo di vita.

    Il 27 dicembre 1926 la moglie, su suggerimento di un medico, invocò la Venerabile Serva di Dio Maria Luigia Velotti, la cui salma era stata traslata il giorno prima dal cimitero di Casoria alla Cappella della Casa Madre dell’Istituto delle Suore Francescane Adoratrici della Santa Croce. Il 28 dicembre 1926 si ebbe un inaspettato miglioramento, che continuò nei giorni successivi, fino alla completa guarigione del paziente. Il sanato è deceduto il 9 febbraio 1976 a 80 anni.