Benché la maggioranza fosse stata assoggettata alla cultura politica e ideologica nazista, non pochi furono i gruppi che tentarono di opporsi al regime, pagando spesso con la vita il loro coraggio, e – ad oggi – quasi sconosciuti.Dal vertice a Potsdam del 1945, tenutosi tra le tre potenze vincitrici della seconda guerra mondiale – Stati Uniti, Unione Sovietica e Gran Bretagna – si configurò un programma di “denazificazione” della Germania vinta, e ci si prefisse, inoltre, di “convincere” il popolo tedesco che la Germania non potesse eludere le proprie responsabilità per le atroci sofferenze che il popolo stesso fu costretto a sopportare a causa della spietatezza dei nazisti e della loro resistenza, che demolirono l’economia tedesca.Con il processo di Norimberga (1945-1946) contro i criminali di guerra nazisti, iniziò una fortissima propaganda che addebitava all’intero popolo tedesco la colpa collettiva dell’Olocausto, con il risultato che si venne a sovrapporre, fino a coincidere, il popolo tedesco e il regime nazista. La realtà, invece, era diversa.Il Terzo Reich non rappresentò un potere assoluto diretto da una unica volontà, nonostante la forte propaganda volesse far credere questo. I centri di potere riconducibili ai singoli gerarchi autonomi rendevano difficoltoso un ampio e generale controllo. Il popolo tedesco ostile al regime – sottolineano studi storici obiettivi – ebbe, nel periodo tra il 1943 e il 1945, migliaia di martiri che persero la vita opponendosi al nazionalsocialismo. Una forma ben strutturata di resistenza fu quella del gruppo Nev Beginnen (“ricominciare”), espressione del partito socialdemocratico.Successivamente, nel 1936, nacque la Rote Kapelle (“orchestra rossa”), struttura clandestina creata dal tenente H. Schulze-Boysen insieme alla moglie, e che nel 1939 si fuse con un altro gruppo fondato da un funzionario del ministero dell’economia, A. Harnack.Nel 1936 Hanna Solf, vedova dell’ex ambasciatore tedesco a Tokio, fece della sua casa di Berlino un punto di incontro di funzionari e intellettuali che si opponevano al regime; una volta scoperta, fu arrestata e internata, ed il suo processo non ebbe mai luogo perché il campo di Ravensbrüch venne liberato. Ella, inoltre, fu chiamata a testimoniare al processo di Norimberga. In conclusione, gli storici ritengono che la resistenza interna al nazismo fosse molto più vasta di quanto si potesse immaginare dato il principio ideologico di una colpa generalizzata a tutto il popolo tedesco, di cui una buona parte mantenne una coscienza civile in uno dei tempi più bui della Storia.

Domenico Setola (dottore in Giurisprudenza e studioso di storia medievale e moderna)