Una tua considerazione sulla situazione politica attuale in Regione Campania?

La situazione in Campania è sicuramente difficile, l’immane questione posta dal coronavirus ha messo a nudo, con una semplicità sconcertante, la fragilità di un sistema che sembrava inattaccabile ed invincibile. Invece ha smascherato tutte le debolezze, gli errori e per certi versi gli orrori di un pensiero che era divenuto dominante: quello che le fragilità, le debolezze non esistessero più, consentendo, cosi, la quasi cancellazione di tutte le politiche che si racchiudono in un solo capitolo: politiche per l’inclusione sociale. Che tengono insieme il sostegno per le famiglie, gli interventi per la scuola e, naturalmente, la sanità. Politiche per la sanità di ricerca, quindi sviluppo, progresso, emancipazione, e dell’assistenza: tutela della salute, ambiente. Nel corso degli anni si è sempre di più provveduto a smantellare un sistema che, con tutti i difetti, ci aveva portato a migliorare la qualità della vita, a raggiungere buoni livelli assistenziali e della ricerca. Il tutto senza costruire nulla di alternativo. Solo spendere tanti tanti soldini a favori della sanità privata, che va bene finché ci si trova in una condizione di normalità (e neanche). Ma quando capita una terribile emergenza cosa succede? Che manca l’assistenza di alto livello che solo il pubblico può e deve garantire. Al privato questo tipo di assistenza non interessa, è troppo costosa e poco remunerativa. E se c’è una cosa che può tornare utile è che questo rappresenta un punto di non ritorno. Per tutti. Quando ci saranno le elezioni per il rinnovo del consiglio regionale, voglio sperare di leggere programmi ed idee che vadano nella direzione di riprendere il concetto e l’idea di sanità pubblica al servizio di tutti. Che non può mai garantire dei bilanci sani, ma deve offrire servizi di qualità assistenziali elevatissimi e ricerche al passo coi tempi. Per quanto riguarda i concetti limitatamente politici, mi pare, che il presidente De Luca stia obiettivamente rappresentando una figura di assoluta garanzia ed efficace azione amministrativa. Per il resto, mi pare che non ci sia molto da dire.

Come il coronavirus ha cambiato i cambierà la politica regionale?

Spero, come dicevo, che cambi molto della e nella politica, regionale e non solo, in una direzione più umana, più garantista, per giusta. Nel corso dell’ultimo trentennio abbiamo assistito ad una diarchia dei pensieri in politica: giustizialismo e rigore finanziario. Coi risultati sotto gli occhi di tutti: il debito pubblico aumentato, i servizi annullati, i cittadini mai come ora sono lontani dalla cosa pubblica, le scuole che cadono a pezzi, le università appannaggio di figli e compari, le facoltà scientifiche a numero chiusi coi nostri figli costretti ad andare a studiare in paesi in via di sviluppo, mentre nel nostro paese mancano i medici costringendoci a richiamare i settantenni, e potrei continuare a lungo. Della giustizia preferisco evitare per carità di Patria. Ma tornando alla domanda, io non so se cambierà la politica. Ma il mondo si. Sopratutto dal punto di vista economico, ci sarà una recessione che avrà proporzioni bibliche. E, sinceramente, questo governo non mi pare attrezzato per reggere un confronto del genere. Gli interventi di natura economica messi in atto mi danno la sensazione di essere “troppo lontani” dalla realtà. Anzitutto per la quantità degli interventi. Basta fare il confronto con quello che hanno messo in atto tutti gli altri paesi. Ma soprattutto, secondo me, per la qualità degli stessi che non tengono conto di una complessità della società. Faccio un esempio. C’è una parte di società, la più debole, che vive alla giornata, con lavori occasionali, di espedienti, si potrebbe dire, ma ci rendiamo conto che se continuiamo a fissare criteri ai quali questi non possono aderire, tra poco, ci troveremo bande di persone disperate disposte a tutto, con tutte le giustificazioni del caso? Si vuole riprendere contatto con la realtà ed iniziare a ragionare da chi è più debole e, quindi, più in difficoltà? Lo stesso dicasi per i piccoli e medi imprenditori, artigiani, professionisti. Ci vuole coraggio, un grande piano che rimetta in moto il paese intervenendo sui grandi nuclei finanziari, come le banche, per garantire un intervento sui mutui. Le tasse e le spese correnti devono essere allontanante. Altrimenti richiamo di non rialzarci più. E poi occorre ragionare, seriamente, sul ruolo di equitalia che rappresenta il grande fardello per ogni piccolo e medio lavoratore autonomo. Ci vuole coraggio. Passione. Dignità. Per ridare speranza. La stessa cosa la vedo per la regione. In questi giorni De Luca sta facendo bene. Dovrà fare ancora di più, includendo energie, intelligenze, e passioni, evitando di dividere. Poi il resto potranno farlo gli elettori, scegliendo il meglio e non il conveniente. Ricordando che il famoso detto “uno vale uno” è una stupidaggine. Si deve scegliere la qualità. La capacità.

Un parere sulle azioni messe in campo da De Luca e quelle del governo Conte?

Più che pareri offrirei delle considerazioni. De Luca, l’ho già detto sta facendo bene, perché fa, lo fa momento giusto ed anche con metodi giusti. Solo ad una cosa deve prestare attenzione, al suo forte decisionismo, che può portarlo a straripare. Questo non deve avvenire, nei metodi, nelle parole, nelle azioni. Abbiamo necessità di uomini che sappiano cosa fare, e lui sta dimostrando di saper fare, non ci perdiamo per nulla.

Sul Governo, anzitutto si deve tener conto dell’immane situazione che stanno gestendo. La comprensione per il momento assolutamente eccezionale ci sta tutta. Ma finisce qui. Ci sono cose che non si possono accertare né comprendere. Ma come? Il 1 febbraio si dichiara lo stato di emergenza, e per un mese si continua a fare finta di nulla? Si parla degli stipendi da tagliare, si trova il tempo di votare le intercettazioni (altra follia), si fanno spot, senza darsi da fare per avviare: una riconversione di più fabbriche per la costruzioni dei famosi ventilatori, la riconversione di altri artigiani per fare le mascherine e di ogni tipo di DPI, della individuazione di posti dove istituire ricoveri di terapia intensiva che forse avrebbero abbassato il numero dei decessi! Ancora oggi ì, ad oltre un mese i medici e gli infermieri sono protetti, spesso, da DPI di fantasia! E poi gli interventi di natura economica sui quali già mi sono soffermato.

Per concludere?

Per concludere c’è bisogno di forza. Non possiamo mollare. Dobbiamo credere che questa guerra riusciremo a vincerla. Certo ci vuole impegno da parte di tutti. Non è facile. Per siamo assaliti da paure che non pensavamo esistessero, perché siamo spaventati dal futuro economico per le nostre famiglie e siamo impauriti per un virus del quale non si sa niente. Ma non possiamo cedere. Dobbiamo aspettare che vengano giorni migliori, fidando sulle intelligenze e sulla bontà dei cittadini tutti, perché non è vero che il mondo è popolato da criminali, delinquenti e farabutti. Ci sono anche quelli. Ma la maggioranza è fatta di persone operose, gentili e corrette, che, insieme, ci daremo una mano per continuare a rendere queste terre migliori e di rispettarle di più di quanto fatto sin’ora.