La storia non insegna ai successori alcunché, la prassi lo ha dimostrato, in varia misura e connotazioni. 
La storia – come convenzionalmente denominata – racconta il passato per come è stato narrato e impostato nell’intreccio e nel gioco delle fonti. La storia, dunque, prima di fare storia, è letteratura, svela e cela come più si addice all’acume dell’interprete, dello studioso, del “narratore”. Il rigore scientifico della ricerca, della metodologia, è sempre innestato su un difficile campo di battaglia di idee, fonti, che mettono in discussione continuamente il concetto ultimo di verità storica, mai esaustivo, mai assoluto se non in determinati e specifici casi. Ecco che la competenza esercita un ruolo fondamentale e si pone come argine ai tanti romanzi storici, molto di moda oggi. Il romanzo storico ha la sua ragion d’essere e dignità ma è ben lungi dal fornire una rappresentazione seria e rigorosa di fatti ed eventi del passato. Ciò conduce il lettore di quest’ultimo a considerare verità narrazioni che non hanno alcuna validità scientifica, innestando una cultura storica, politica, sociale e forse anche ideologica fuorviante ed erronea di ciò che è narrato. Le conseguenze di questo approccio negativo sono varie e, in alcuni casi, difficilmente prevedibili.L’impatto sulle fasce di popolazione con grado di istruzione media e bassa può rivelarsi devastante con riflessi sul buon funzionamento di una democrazia consapevole.L’educazione civica e storica dovrebbe imporsi come parametro di riferimento per l’esercizio cosciente del diritto di voto affinché ciò abbia valore effettivo e realmente rappresentativo delle istituzioni parlamentari. Senza conoscenza c’è poca coscienza. E il futuro di una nazione che va costruendosi su queste fragili basi ha l’incertezza e la precarietà che oggi ben conosciamo.
Domenico Setola (dottore in Giurisprudenza e studioso di storia medievale e moderna)