Lockdown! e ai piccoli chi ci pensa?
di Carla Rocco
https://www.instagram.com/daphnephotographer/
I bambini dovrebbero essere al centro delle politiche sociali. Il Ministero della pubblica istruzione per motivi di sicurezza non riaprirà le scuole a Maggio, i piccoli, per motivi di sicurezza pubblica, stanno perdendo una fetta importante della loro socializzazione secondaria. I bambini non dovrebbero essere valutati solo dal punto di vista didattico, opinionabile con il sistema di didattica a distanza, visto che nella maggior parte dei casi le reti domestiche non riescono a supportare il peso delle piattaforme “suggerite” dal MIUR. La scuola non è un ufficio di protocolli e certificati, la scuola fa parte della sfera personale di ogni alunno dove cresce, si confronta e sceglie insieme ai suoi pari. Al momento la nostra società non può definirsi organica, bensì società a blocchi, a fasi o più precisamente a pezzettini. I nostri bambini hanno dovuto fare un passo indietro nel loro processo di socializzazione, dalla secondaria con i propri pari, alla primaria in famiglia. Ovviamente non si poteva fare diversamente , vista l’emergenza. Ma nella nostra sovra-struttura istituzionale (MIUR) si sono chiesti i piccoli cosa ne pensano? Si sono chiesti come percepiscono questi giorni uguali e statici con equilibri sottili da reinventare? Ma soprattutto, abbiamo smesso di tessere reti sociali, ora c’è un enorme buco di socialità.
La foto di Maria Laura Catalogna raffigura pienamente l’incertezza sul futuro che i piccoli stanno vivendo: non sanno quando potranno tornare a scuola, non sanno se potranno rivedere i loro compagni, non sanno. I bambini della classe quinta della scuola primaria paritaria “Il Piccolo Mondo”, in questo periodo di didattica a distanza, parallelamente alle lezioni, non hanno perso il loro contatto con la realtà. Attraverso temi, piccole riflessioni e curiosità manifestano il disagio di stare a casa con tante domande a cui oggi non è possibile rispondere, ma allo stesso tempo, forse più di noi adulti, hanno la speranza nel futuro. Ovviamente, è impensabile e da irresponsabili poter dare queste certezze, ma la domanda è un’altra: quali mezzi verranno messi in campo affinchè i piccoli potranno essere resilienti nella loro socialità?
Bene! Il Governo e i suoi apparati lavorano a livello centrale e tante domande pare non se le ponga, ma ci sono anche le amministrazioni comunali che dovrebbero rendere le nostre città più a misura di bambino: parchi puliti e protetti e zone pedonali, ma soprattutto città più sicure. I bambini sono portatori sani di futuro, come tali, il loro benessere sociale deve essere al centro di ogni pensiero politico, economico e sanitario.