Cosi si trasformano i beni confiscati, uno schiaffo alla Camorra

I Comune finanzia con i PICS una struttura per la socialità e l’infanzia

 

di Salvatore Iavarone – Presidente della Commissione Politiche Sociali del Comune di Casoria

La Camorra a Casoria sta perdendo. Pezzi di proprietà della camorra, confiscati dallo stato, tornano a vivere ed essere usati dalla collettività. L’amministrazione approva il progetto per la realizzazione di una struttura per bambini, nel bene confiscato a via Monte Bianco dietro ai PINI nel quartiere Stella. Una vittoria per lo Stato e un segnalo importante proprio per i bambini. Tutto questo accade in un quartiere  a noi caro, ai confini con Afragola.

Vediamo nello specifico il progetto, recuperando alcuni pezzi della relazione dei PICS, che raccontano il recupero di questo edificio.

Il progetto prevede la realizzazione di una struttura socioeducativa per l’infanzia nell’immobile confiscato alla criminalità organizzata sito alla via Monte Bianco 10, nel quartiere Stella. L’immobile, acquisito al patrimonio indisponibile dello Stato, è costituito da una villetta multipiano, con spazi esterni attualmente sistemati a giardino. I caratteri tipologici e architettonici del manufatto, tipici dell’edificazione estemporanea, lo uniformano al resto del quartiere. Anche per questo, si è ipotizzata una ristrutturazione edilizia con completa demolizione e ricostruzione volta alla formazione di un nuovo organismo edilizio sostanzialmente difforme dall’esistente. Ciò anche al fine è di sottolinearne l’uso pubblico e la qualità sociale attraverso la singolarità architettonica con il quartiere contermine, realizzato in contrasto con la disciplina del suolo vigente. In questo modo si potrà inoltre assicurare un adeguato standard di sicurezza antisismica per il manufatto visto l’uso destinato ai bambini. Nell’ambito del cantiere di demolizione e ricostruzione è assicurato il riciclo dei materiali derivanti dall’abbattimento che, per le parti compatibili allo scopo in ragione delle norme in materia di rifiuti da demolizione e previa adeguata analisi dei materiali, saranno in gran parte riutilizzati per la realizzazione del nuovo giardino attrezzato. Allo stesso modo, ai fini didattico- educativi, nel giardino della nuova struttura, saranno sistemati alcuni elementi prelevati dal precedente manufatto, in modo da assicurare la memoria della preesistenza e della sua trasformazione. L’intervento, nel contempo persegue la principale finalità di promozione dell’inclusione sociale, contrasto alla povertà e ogni forma di discriminazione.

L’immobile è localizzato nel quartiere Stella: di fatto una periferia urbana, monofunzionale e di margine, costruitasi prevalentemente tra gli anni Settanta e gli anni Novanta, in contrasto con la disciplina urbanistica vigente. La condizione insediativa si presenta fitta e disordinata, con palazzine multipiano e case unifamiliari, che si fondono in maniera caotica con alcuni spazi verdi residuali (ultima memoria del paesaggio agricolo preesistente). Il quartiere risente dell’assenza di attrezzature e spazi pubblici; le infrastrutture sono inadeguate e la mobilità è prevalentemente carrabile. Non esistono manufatti e tracce storiche, a eccezione dell’asse della via Sannitica. Il cespite oggetto di intervento risulta oggi di proprietà comunale a seguito di un procedimento di confisca avvenuto con sentenza del Tribunale di Napoli, n. 17480/2009.  Il progetto di demolizione sarà di tipo selettivo, al fine di consentire il minimo impatto ambientale e favorire il riciclo degli inerti nell’ambito dello stesso cantiere di nuova costruzione. Il giardino per l’infanzia lavora su quattro temi: la corte come luogo di incontro, il riparo come spazio raccolto e protetto, il percorso come spazio di relazione, gli orti urbani come progetto sociale. Il concept prende le mosse dalla consapevolezza che oggi, anche alla luce dei profondi stravolgimenti dettati dalla condizione pandemica, ci si confronta con nuove esigenze didattiche e si è chiamati a sperimentare forme di interazione spaziale e sociale che guardano nuovamente allo spazio aperto pubblico come una risorsa irrinunciabile. Da qui una prima suggestione, legata alla natura e forma di uno spazio educativo che si è immaginato di forma organica e fluida nella convinzione che questa, anche in forte contrapposizione con la preesistenza rigida e chiusa – scatolare – possa al meglio restituire l’idea dell’accoglienza, in cui non esistono gerarchie spaziali e sociali prestabilite. La corte, il riparo, il percorso e gli orti si fondono per dare forma all’architettura del vuoto. L’idea di pensare ad un luogo come playground si ispira ad alcune interessanti sperimentazioni dove la corte diventa il fulcro del progetto di scuola e di interazione tra il “dentro” e il “fuori”.  Da qui l’idea di pensare ad uno spazio/riparo in cui i bambini del quartiere, insieme ai genitori e gli educatori, possano ritrovarsi a giocare in libertà, imparando dalla scoperta. Non esistono, infatti, molti elementi di gioco all’interno del patio, ad eccezione di alcune panche in legno (recuperate dalle demolizioni della preesistenza) e delle collinette verdi artificiali (ricavate sempre dalla demolizione degli inerti). Al contrario, l’idea di base è di delineare uno spazio che si possa costruire nel tempo anche in base alle esigenze di chi lo utilizzerà. Uno spazio, quindi, flessibile quello del giardino dell’infanzia che non presenta soluzioni di continuità tra spazio interno e spazio esterno. Analogamente, non esiste soluzione di continuità tra la quota di ingresso e quella delle coperture verdi. Infatti, un percorso ciclo-pedonale, che mette a sistema questo intervento con altri progetti previsti nel PICS, definisce il sistema di ingresso. Il percorso poi, seguendo le forme morbide dell’edificio, sale in copertura stabilendo una “promenade” che conduce al sistema di orti. In un contesto come quello del quartiere Stella, divorato dall’urbanizzazione spontanea, il progetto del giardino dell’infanzia mira a ristabilire una relazione sana con la natura e a definire, anche percettivamente, un presidio civico, aperto all’integrazione e alla crescita sociale. Il tetto giardino prevede la piantumazione di differenti specie vegetali, puntando alla costruzione di un orto-didattico in cui giocare a contatto con la natura, immersi nel verde, sperimentandola conoscenza di piante, fiori e frutti. Funzionalmente, l’edificio è pensato come uno spazio adattabile a diversi usi durante la giornata, in base alle diverse esigenze ludiche, didattiche e aggregative. L’edificio, in acciaio e vetro, si presenta vetrato lungo tutto il perimetro; un’esile copertura, dalla quota di ingresso, sale fino ad un’altezza di circa 6 metri. La fine del percorso in copertura è segnata da una torre del vento che si configura come landmark all’interno del quartiere. Le vetrate, apribili in base alle necessità, consentono flessibilità di spazi per le attività laboratoriali e didattiche nonché la continuità tra spazi della corte, del giardino e degli spazi interni.

(informazioni tratte dai PICS)