Nel futuro digitale sorgeranno “carceri virtuali” ove sarà reclusa qualche possibilità di azione del soggetto deviante, attraverso raccolta dati e inserimento in liste nere; sarà così impedito l’accesso alla libertà di espressione e ai diritti del lavoro, volendo immaginare qualche esempio. La devianza verrà punita non più attraverso la coercizione del corpo e sul corpo ma attraverso un sistema digitale complesso che restringerà le azioni dei devianti, secondo criteri scelti ed imposti dal potere e dal dominio di gruppi che riusciranno ad acquisire sempre più spazio nella rete per interessi individuali ed elitari e non di giustizia. Il concetto di pena subirà una torsione andando a rappresentare una estensione temporale molto più ampia di ciò che rappresenta nei codici penali in cui c’è un tempo determinato, dettato in anni che ha un inizio e ha una fine, nella maggior parte dei casi previsti. La “pena virtuale” marchierà il soggetto nell’anima, oltre che nella restrizione e nella reclusione del suo essere al mondo. Quando verranno installati sul corpo umano cellule e schede che permetteranno di fare sempre più operazioni con l’ausilio del cellulare, il soggetto deviante recluso non dovrà più recarsi a scontare la sua pena negli istituti penitenziari, la sua casa diventerà la sua cella. Scomparirà, di conseguenza, ogni tentativo di rieducazione ove possibile, perché mancherà il presupposto necessario di esso, la relazione umana. Se “Il potere si articola direttamente sul tempo e ne assicura il controllo e ne garantisce l’uso”,come diceva M. Foucault, questo è il tempo del dominio delle reti virtuali e di chi le gestisce. Condizione in cui l’uomo comune è costretto in una gabbia virtuale che lo illude sulla sua libertà e sul suo pieno esercizio. Gli spazi di libertà sono molto più ristretti perché il controllo è molto più pregnante, efficace, selettivo, oppressivo, calandosi in ogni aspetto della vita del singolo individuo. Mantenere un felice e quanto possibile anonimato, distaccandosi almeno parzialmente dal controllo totalizzante e totalitario digitale, aiuterebbe ad essere, forse, più liberi, almeno nella libertà di pensare autonomamente in senso critico.
Domenico Setola